06 dicembre 2016

E ora che succede?

 

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E ora? Ora che il No, sparpagliato tra duri e puri, costituzionalisti di ferro e impresentabili vecchi e nuovi, ha trionfato, che succede? Un governo tecnico (Draghi? Speriamo rimanga dove sta), un governo tecnico-politico (Padoan), un Renzi bis (magari con la faccia più simpatica di Franceschini), un governo di scopo (Grasso), il voto subito (Grillo)? Che patata bollente per Mattarella, ma soprattutto che casino per tutti noi! 
Se ieri si diceva che l’Italia comunque ha vinto, perché è andata a votare oltre ogni aspettativa, riappropriandosi di un diritto sempre meno esercitato, se oggi qualcuno dice che non ha vinto il populismo ma il popolo, in realtà è andata anche in un altro modo. Tipico della politica non ha mai una sola faccia, ma come minimo due, in Italia anche tre e chi è più capace di averne, più ne mette. Anche se ha perso l’innocenza (oltre che la poltrona), scoprendo quanto è odiato dentro casa, Renzi, se è veramente lo statista fico che millanta di essere, dovrebbe andare a guardare le carte proprio dentro casa sua e ripartire da lì. Perché, al di là degli odi, delle ammucchiate e degli imperdonabili errori di personalizzazione, a rimetterci è ancora una volta la sciagurata Italia. E la cosa importa poco ai mercati, che si sono accorti a malapena dello scossone dato dalla vittoria del No, segno evidente di un cinismo, tutto finanziario, che va ben oltre i voleri, anche un po’ sfascisti, di un popolo. Ma importa a noi. Noi, qualunque sia stato il nostro voto. Noi, compresi quelli che sono andati a votare per un referendum e il giorno dopo si sono accorti di aver votato per delle elezioni politiche. Noi, compresi quelli che hanno espresso un preciso voto politico senza curarsi del dopo, salvo magari pentirsi a mo’ di post Brexit.
La realtà è che al momento non c’è nessuno scenario possibile e credibile, non c’è neanche una legge elettorale con cui votare. C’è solo un gran casino, una confusione enorme, dove spesso a prevalere è chi strilla di più, come la storia italiana ha già tristemente dimostrato. 
E allora? Allora potrebbe succedere quello che già da tempo succede. Una distanza ancora maggiore dalla politica, dalla res publica, già strutturalmente assente nel Belpaese. E l’arte, per restare al nostro mondo, può essere un comodo resort dove praticare quello che negli anni Ottanta si chiamava “riflusso” e che in realtà non ha mai esaurito la sua onda lunga e un po’ putrida. Altro che ritorno del protagonismo di un popolo! Al momento, l’unico attore sulla scena è lo stallo, e l’incertezza. Vogliamo continuare a farci del male?

1 commento

  1. Se l’unico attore rimasto sulla scena al momento è solo lo “stallo” la colpa è solo di Renzi e del Pd, senza ombra di dubbio. Abbiamo imparato, purtroppo per voi, a riconoscere il bluff delle tre carte dagli imbonitori nelle feste di paese: questa vince e questa perde questa vince e questa perde questa vince e questa perde…

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