07 dicembre 2016

“Un buon vicino”: ecco il tema, apparentemente innocuo, della prossima Biennale di Istanbul, annunciato dal duo di artisti Elmgreen & Dragset con 40 domande

 

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Il titolo, diciamolo, è sotto mentite spoglie: “A good neighbour”, ovvero “un buon vicino”. Si tratta del calcio d’inizio per la prossima Biennale di Istanbul, la 15esima, annunciata alla Fondazione per Cultura e le Arti della città turca, oggi.
La conferenza stampa è iniziata con un’azione che ha coinvolto 40 persone, ognuna delle quali ha fatto una domanda su ciò che è, appunto, un buon vicino, mentre dietro gli attori si avvicendavano una serie di fotografie proiettate, selezionate dall’artista turco Ali Taptık.
Elmgreen & Dragset hanno parlato di una biennale che si occuperà delle molteplici nozioni di casa e quartiere, esplorando come i modi di vita nelle nostre sfere private siano cambiate nel corso degli ultimi decenni, di come un quartiere sia anche un micro-universo che esemplifica alcune delle sfide che dobbiamo affrontare nei termini della convivenza di oggi.
Già, perhé in fondo, non è difficile pensare alle regole di buon vicinato di un palazzo o di un quartiere, così come a quelle dei vari stati europei, Turchia in primis, nelle sue relazioni internazionali. Un titolo, insomma, che sommessamente sappiamo essere decisamente politico, che si riscontrerà anche nell’affissione pubblica dei manifesti della biennale, realizzati dal grafico Rupert Smyth insieme ad una serie di artisti, in una campagna realizzata con la collaborazione di molteplici istituzioni culturali di tutto il mondo, mettendo in discussione i modi in cui i “neighbourhood” hanno cambiato le nostre città e dunque il mondo come lo conosciamo. 
Specialmente, perché per conoscere il mondo, bisogna prima conoscere i propri vicini. Partendo da domande semplici e insignificanti, in apparenza, ma che via via assumono i contorni della società. Una per tutte? Un buon vicino è ricco o povero quanto te? Alla Biennale le risposte! 

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