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Gianfranco Bellora, scomparso a Milano nel 1999, fu collezionista e gallerista attento. Nel 1969 aprì la sua galleria, lo Studio Santandrea, dove i suoi cavalli di battaglia alle pareti furono le declinazioni italiane e straniere del decollage, della Mec Art e del Nouveau Réalisme, e con l’aiuto di Emilio Isgrò – negli anni ’70 – Bellora iniziò a raccogliere ed esporre sistematicamente l’opera dei principali artisti della Poesia Visiva (e verbovisuali in genere) italiani, aprendo poi nella metà degli anni ’80 il Centro Culturale d’Arte Bellora, in via Borgonuovo al civico 18, proprio dietro l’Accademia di Brera.
Lamberto Pignotti, Stelio Maria Martini, Adriano Spatola, Elio Marchegiani, Alessandro Algardi, Vincenzo Accame, Agostino Ferrari, Umberto Mariani, Magdalo Mussio erano solo alcuni dei nomi che Bellora raccoglieva ed esponeva. Poi la scomparsa, le donazioni della moglie Anna Spagna al Museo del Novecento, al MART di Rovereto e il deposito al Museo di Vizzini, fino ad oggi. Anzi, fino al prossimo febbraio, quando la casa-museo-studio-centro culturale di via Borgonuovo riaprirà i battenti, in memoria di Gianfranco, per ricreare l’atmosfera e il vivace scambio culturale che la caratterizzò, fino a 25 anni fa. Una serie di mostre lampo (la prima che durerà solo 4 giorni, dal 7 all’11 febbraio), per mettere in relazione pezzi storici e lavori recenti, stavolta coinvolgendo di nuovo alcuni protagonisti dell’epoca: Algardi, Ferrari, Mariani, Giorgio Milani, Kyoji Nagatani e Tino Stefanoni. Per alcuni sarà un incontrarsi di nuovo, per i più giovani l’occasione di ripensare a un pezzo di storia della Milano della cultura contemporanea, e per non dimenticare i protagonisti di una corrente. Aggiornamenti in corso.
In home page: Casa Museo Spagna Bellora, foto: Davide Forti
Sopra: Enrico Cattaneo, Bellora e Hains, 26 ottobre 1972