23 dicembre 2016

La paura è vicina, ma il mistero non si scioglie. A margine dell’uccisione del terrorista di Berlino, stanotte a Milano

 

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La prima domanda che ci sorge spontanea è: ma perché li ammazzano tutti? Certo, non è che uno che si butta con un camion contro un mercatino di Natale o in una promenade affollata di turisti o spara in una sala da concerti sia degno di un trattamento molto migliore, ma almeno – se fosse stato interrogato – avremmo potuto scoprire di più. 
E invece si è al punto di partenza. La Germania si congratula con l’Italia per aver fatto fuori Amis Amri alla stazione di Sesto San Giovanni, durante un controllo alle tre di stanotte, e poi nulla.
Si ricostruisce il viaggio, ma sul perché e i per come sia arrivato in Italia, se vi sia una “rete” (ma certo che c’è!) e degli agganci al “terrorismo internazionale” nel nostro Paese, poco trapela in questo caso. Certo, gli inquirenti sapranno dove pescare, ma anche stavolta questa “neutralizzazione” del terrorista, come accaduto anche in altre occasioni (compreso l’attentato all’ambasciatore russo ad Ankara) e dateci pure dei complottisti, porta a ben poco.
E infatti, a parte l’ultimo viaggio via Parigi di Amri, l’arrivo a Milano Centrale e poi a Sesto, “Allah Akbar” e “Poliziotti bastardi” gridato agli agenti (sapeva l’italiano?) e ora le selfie del poliziotto ferito insieme ai colleghi, dal letto dell’ospedale di Monza, tutto resta un mistero. Almeno stando a quello riferito dai media.

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