16 gennaio 2017

“Segantini, Ritorno alla natura”. Anzi, al cinema. Il “pittore della montagna” in due giorni di proiezioni, grazie a Nexo Digital

 

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A due anni dalla grande retrospettiva milanese organizzata a Palazzo Reale, si crea una nuova opportunità per conoscere più da vicino il maestro Giovanni Segantini. No, non si tratta di una mostra, bensì del docu-film Segantini, ritorno alla natura, che dopo essersi aggiudicato il Premio del pubblico della sezione arte all’ultimo Biografia Festival di Bologna, dopo l’anteprima del 12 gennaio al Cinema Arcobaleno di Milano, verrà trasmesso domani e dopodomani, inserendosi negli appuntamenti del format “La Grande Arte al Cinema” con Nexo Digital. 
Prodotto da Apnea Film e Diaviva, il documentario è scritto a sei mani da Francesco Fei, Federica Masin e Roberta Bonazza ed è stato realizzato grazie alla collaborazione di diverse realtà come Sky Arte HD, My movies.it e alcuni dei musei che posseggono nel proprio patrimonio alcuni capolavori dell’artista, come la Galleria d’Arte Moderna di Milano – sede ispiratrice per il regista – la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma e la Pinacoteca di Brera di Milano, per citarne alcuni.
La regia di Francesco Fei, le musiche di Alberto Turra e la fotografia di Patrizio Saccò ci trasmettono così, con animo appassionato e occhio accorto, i fatti storici, la vita e le vicissitudini che toccarono da vicino quest’uomo eccentrico, solitario e apolide. Definito da molti “Il Pittore della Montagna”, Segantini fu molto più di questo: un indiscutibile talento simbolista e divisionista della pittura italiana, celebre e affermato a livello internazionale, divenne un vero e proprio mito europeo grazie al suo sguardo innovatore e visionario. Questo cine-documentario vuole essere una sorta di riscatto, per ridare la giusta importanza a quell’uomo dal tratto geniale e bizzarro, che la critica artistica italiana futurista degli anni ’30 – in parte per motivi di natura polito-sociale – non gli riconobbe. Ma come iscritto a Majola sulla tomba dell’artista e della moglie Bice: “Arte ed Amore vincono il tempo” ed eccoci così al cinema, 118 anni dopo la sua morte, a gustarci 80 minuti di immagini meravigliose, costellate dalla presenza e dalla voce di un credibile e affascinante Filippo Timi nei panni del protagonista. Il tutto arricchito dalle testimonianze della nipote Gioconda Segantini e di alcuni massimi esperti dell’arte segantiniana: la storica dell’arte Annie-Paul Quinsac, il direttore dell’Accademia di Brera Franco Marrocco e lo storico trentino Romano Turrini, che ci illustrano passo per passo i momenti cardine della sua esistenza, rendendo ancora più interessante il racconto visivo. Tuttavia la vera protagonista è la Natura (sì, con la N maiuscola), fonte ispiratrice artistica e spirituale, affascina e ammalia Segantini per il suo essere mutevole e per il suo indissolubile legame con la vita. Tutto cambia, tutto scorre. Ed è proprio nell’elemento naturale che il pittore ritrova quella connessione empatica e mistica che gli infonde una “forza generatrice” – per usare le parole di Fei – espressa con la forza dirompente del colore puro e del tratto rivoluzionario del divisionismo. (Micol Balaban)

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