19 gennaio 2017

Fino al 30.I.2017 Domingo Milella, Solitario Doppelgaenger, Bari

 

di

Sono 190 fotografie, scheletro di un archivio di 1.000 scatti che Domingo Milella ha realizzato dal 2001 al 2016; una moltitudine, allestita su una grande parete bianca della galleria di Bari, in antitesi con il titolo scelto per la mostra, “Solitario”. Registra lo spirito di “viaggiatore nel tempo”, un’autodefinizione che suona come dichiarazione di poetica, perché il fotografo pugliese ama le tracce residuali delle antiche civiltà, spesso cancellate o in via di oblio, attraversate e archiviate in giro per il mondo. In questo caso il formato è una precisa scelta artistica, perché tutto il lavoro è stampato nelle stesse dimensioni dei negativi (20×25 cm).  
Il viaggio di Milella è partito dalla periferia di Bari, che ha cominciato a fotografare dall’alto del suo condominio, ma poi si è diretto verso oriente, ha attraversato le strade delle antiche civiltà, le metropoli e soprattutto le periferie urbane, segnando una mappa in cui l’uomo, spesso fisicamente assente, lascia  comunque tracce della sua presenza. Un’umanità che edifica, stratifica. Dalle tombe sulle pareti di pietra della necropoli di Telmessos in Turchia alle case bianche in cima allo sperone di Polignano a Mare con la città appollaiata sulla roccia. Tuttavia dentro questo archivio di luoghi e architetture ci sono anche i segni lasciati dalle parole. Le antiche iscrizioni a Topada, ancora in Turchia, o i graffiti sui muri di una periferia urbana testimoniano un interesse sempre presente per la scrittura i cui significati si sono perduti o si perderanno nel tempo. Ciò che attira Milella sono le parole lasciate dalle moltitudini o dai singoli, significative almeno fino a quando qualcuno ne riconoscerà lo statuto. L’installazione è nel suo insieme anche una meditata riflessione sulla fotografia di paesaggio, rivelatrice uno sguardo che abbraccia e che seleziona perché vuole capire più che raccontare.  
Domingo Milella, Solitario, vista della mostra
Con la sua posizione oggettiva il banco ottico toglie iperboli ed esaltazioni personali fondendo natura, architettura e storia. La lunga sequenza, ordinata e numerata in ordine cronologico, diventa un meccanismo autoriflessivo sulle forme stesse del linguaggio e di come si sia modificato nel corso di quindici anni. Testimonia alcune passioni de viaggiatore, la Turchia, il Messico, ma anche quella per l’Italia minore spesso arroccata e solitaria. Nelle ultime foto il paesaggio si restringe e diventa dettaglio. È attraversato da un processo di riduzione disegnando una nuova mappatura delle fenditure e delle antiche delle incisioni rupestri nei parchi archeologici di Naquane e di Seradina-Bedolina in Val Camonica.
Alla uniformità lineare e archivistica fa eccezione un’unica fotografia isolata in una stanza al piano terra della galleria. È quella scattata a Bolzano alla Mummia del Similaum, nota come Ötzi o Uomo venuto dal ghiaccio. Oggi è conservata al Museo archeologico dell’Alto Adige, un corpo ibernato, non a caso accostato al Cristo Morto di Andrea Mantegna, in cui è l’idea della morte che trova la sua consistenza e la sua permanenza.
Marinilde Giannandrea
mostra visitata il  12 novembre 2016
Dal 20 settembre 2016 al 30 gennaio 2017
Domingo Milella, Solitario
DOPPELGAENGER
Via Verrone 8 – Palazzo Verrone, 70122 Bari
Orario: 17-20 martedì-sabato; tutti i giorni su prenotazione
Info: www.doppelgaenger.it

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