21 gennaio 2017

LA LAVAGNA

 
Siamo tutti abruzzesi?
di Alessandra Angelucci

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Chi scrive è un’abruzzese della provincia di Teramo, una delle città più colpite dalle avverse condizioni meteorologiche che da diversi giorni si sono abbattute nel centro Italia. 
Un bianco che si fa nero sulle coscienze di molti, un bianco candido, compatto e difficile da spazzare via, su cui si è accanito un nuovo e intenso sciame sismico che lo scorso 18 gennaio 2017 ha registrato gli epicentri in provincia dell’Aquila, rispettivamente a Montereale, Capitignano, Pizzoli e Campotosto. Ad essere interessati dalle scosse anche tutti i paesi che già negli scorsi mesi erano stati colpiti insieme all’Abruzzo: le Marche, il Lazio e parte dell’Umbria. Si ravviva quindi un ricordo mai spento, la terra trema ancora e l’uomo è stanco di puntellare e camminare su strade smantellate. E come accade sempre, quando la precarietà ricorda all’umanità il suo tempo fragile, si domandano tutti “perché”: perché nonostante gli avvisi del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale e Regionale, i piani d’emergenza abbiano tracciato inspiegabili ritardi; perché intere province o piccoli centri siano rimasti al buio per più giorni; perché si torni ancora a contare morti, con persone rimaste sole in casa, senza luce e senza acqua. 
 
Un paese dell'Abruzzo, dopo l'emergenza neve e il terremoto
Chi scrive di solito sulle pagine di EXIBART parla di arte e racconta le peculiarità del patrimonio artistico di una delle regioni più belle d’Italia, l’Abruzzo incorniciato dal Gran Sasso e dalle coste miti del Mare Adriatico, conosciuto da tutti per la storia dei suoi innumerevoli borghi medievali: basti ricordare Civitella Del Tronto, con la sua spettacolare Fortezza ora coperta da un manto bianco, una delle mete più amate dai turisti. Civitella del Tronto, come moltissimi altri luoghi d’Abruzzo, è sommersa da metri di neve e come molti altri centri poggia la sua forza sugli abitanti del luogo e dell’Amministrazione, tutti scesi in campo per riportare a galla un oggetto o un filo di strada, che potesse ravvivare la speranza. E intanto arriva la notizia del crollo del tetto dell’Abbazia di Montesanto
Sono tutti in strada, ora in Abruzzo. Con le pale, con i mezzi speciali, ciascuno con le proprie forze. E molti sono ancora i paesini isolati: Cermignano, Pietracamela, Isola del Gran Sasso. Il Genio Militare, nel frattempo intervenuto, fa il possibile per arrivare nei punti più critici dove le persone sono rimaste chiuse in casa come topi in gabbia: l’Hotel Rigopiano di Farindola (in provincia di Pescara) batte un unico cuore. Dopo la slavina abbattutasi sulla struttura, si resta in attesa di notizie sulle 30 persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Ma già otto risulterebbero gli estratti vivi, tra questi anche dei bimbi. E intanto si scava, altre voci diventano un’altra grande speranza. 
  
Abbazia di S. Maria di Montesanto
Chi scrive ha ora le mani addolorate e gli occhi increduli, perché vede un Abruzzo in ginocchio: è uno sguardo oggettivo, quello che osserva, figlio di una mente giornalistica che ha voglia di dire ma non di fare resoconti: i danni sono ingenti, è troppo presto per quantificarli. I più grandi e inqualificabili restano comunque quelli alle persone, travolti da una preannunciata ondata anomala di maltempo su cui il destino ha voluto si abbattesse anche un nuovo evento sismico, figlio del movimento della terra iniziato il 24 agosto 2016.
“Soli, siamo soli senza luce e senza acqua”: sono queste le parole che sono risuonate più di altre nel vuoto ovattato di questi giorni. Ed è al senso di solitudine e poi di morte che gli organi di competenza dovranno in seguito dare risposte. Città fantasma al buio a cui non basterà dire “Abbiamo fatto il possibile”. 
Alessandra Angelucci

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