22 gennaio 2017

Tutte in marcia contro Trump, da Madonna a Marilyn Minter, da Nancy Spector a Cher. Il mondo dell’arte di nuovo in prima linea

 

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Prima un talk a base di sesso e di amore che trionfa sull’odio, sull’unione delle arti e sulla voglia di conoscere la diversità: ecco Madonna al Brooklyn Museum che parla con Marylin Minter, e poi tutte in piazza. 
“Più forti della paura”, come hanno recitato diversi slogan, in quello che è stato il contro-insediamento di Donald Trump. Una marcia supportata da dozzine di “addetti ai lavori”, tra cui l’arrabbiatissimo Jerry Saltz, una delle voci più dure, e al vetriolo, contro il nuovo Presidente.
Dalla sua pagina Instagram non risparmia invettive, hashtag, e stoccate a tutte le idee del nuovo inquilino della Casa Bianca, dalle limitazioni all’aborto, al tema dell’immigrazione, alla controriforma sanitaria.
E insomma, dagli USA arrivando fino in Europa, pare che solo 500mila donne si siano riversate nella “Women’s March on Washington”, ma che in tutto abbiano aderito 2 milioni di persone da una parte all’altra.
“Il mio corpo. La Mia scelta. Il mio Paese”. “Love is Power”. “Non mi faccio afferrare per la vagina” (in riferimento alle celebri dichiarazioni di Trump sul potere) e ancora “Un’America grande non è razzista, sessista, xenofobica”. “Rispetto. Dignità. Giustizia per tutti”.
Nancy Spector, Cher, e anche la “Material Girl” tra migliaia di anti-razzisti, omosessuali e transgender, sindacati, famiglie, scolaresche, migranti, neri, ispanici, uomini e donne che hanno mostrato la propria cartella sanitaria e chiesto che la loro assistenza sanitaria non venga cancellata. E per non rendere l’America più piccola. Stay Tuned!

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