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Dovrà vedersela con I am not your negro di Raoul Peck, Life animated di Roger Ross Williams, O.J.: Made in America di Ezra Edelman e 13th di Ava DuVernay, ma Fuocoammare c’è.
Il documentario di Gianfranco Rosi, già premiato con l’Orso d’oro al Festival di Berlino lo scorso anno, è in finale e chissà che non possa strappare una statuetta per l’Italia, dopo La Grande Bellezza di Sorrentino.
Dalla sua, inoltre, c’è anche Meryl Streep: la grande attrice, infatti, proprio a Berlino aveva dichiarato che il film si regge sulla “forza cinematografica nel combinare una questione politica a un racconto squisitamente artistico, coraggioso e struggente”, definendo il film di Rosi come “urgente e necessario”.
E i commenti, ovviamente, non si sono fatti attendere da Lampedusa: «La candidatura dell’Oscar è già una vittoria, per un motivo molto semplice: attraverso il film la tragedia dei migranti finisce sotto i riflettori, chissà che non serva a scuotere le coscienze. Quando si è fatto Fucoammare tutta Lampedusa si è impegnata perché sentivamo che era giusto portare a tutti il messaggio di quello che avviene qui, mostrare la tragedia che si consuma ogni giorno nel Mediterraneo. Qui a Lampedusa da almeno 25 anni vediamo, viviamo questo fenomeno e cerchiamo di fare tutto il possibile, come lampedusani, come siciliani, come italiani. L’Italia, in materia di accoglienza, può dare lezioni a tutto il mondo», ha riportato il dottor Pietro Bartolo, che dirige il poliambulatorio raccontato da Rosi.
“Un ulteriore, importante riconoscimento per un film che racconta con poesia e con crudezza storie universali e di grande attualità. L’Italia è orgogliosa di essere rappresentata sulla scena internazionale da un film così bello e profondo”, è stato il commento di Dario Franceschini.
In bocca al lupo a tutti i protagonisti di questa “vicenda”, e ovviamente a Fuocoammare.