27 gennaio 2017

Christo dice no

 

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Come vi abbiamo già raccontato poco tempo fa, il giorno dell’insediamento del nuovo presidente moltissimi musei, fondazioni, gallerie, cinema e teatri hanno scelto di protestare insieme sotto il segno del cosiddetto #J20ArtStrike. La notizia è che da poco si è aggiunto un altro nome alla numerosa lista di artisti che si sono apertamente schierati contro Trump: stiamo parlando di Christo, che ha annunciato che non realizzerà Over The River, un’opera a cui lavorava da 20 anni che aveva ideato insieme alla moglie Jeanne-Claude, e per cui aveva già speso 15 milioni di dollari di tasca propria.
L’opera consisteva in una specie di tettoia argentata che avrebbe dovuto coprire per due settimane 42 miglia (circa 70 chilometri) del fiume Arkansas, in Colorado. I pannelli di tessuto sarebbero stati posti sopra il livello dell’acqua e collegati tramite cavi d’acciaio sulle sponde del fiume.
Come riportato dal New York Times, fu Jean-Claude a raccontare in un’intervista come era nata l’idea: «[…] Over the River è particolare. Le sue radici risalgono a quando eravamo a Parigi nel 1985 per il progetto in cui avevamo avvolto il Pont Neuf. Christo e io eravamo in piedi su una chiatta a dirigere gli arrampicatori che stavano lavorando sulla parte inferiore degli archi. E in mezzo a tutto questo rumore, abbiamo guardato il tessuto ed era così bello, argenteo e scintillante nella luce riflessa del fiume, che ci sorridemmo. Ci sono voluti sette anni per capire che cosa significava quel sorriso, ma è stato quello l’inizio di Over the River».
I due hanno ispezionato 89 fiumi tra il 1992 e il 1994 prima di trovare il luogo perfetto. ll tratto del fiume Arkansas fu scelto anche perché è una meta molto popolare per il rafting, e quindi sarebbe stato molto suggestivo poter vedere i pannelli argentati direttamente dalla superficie dell’acqua.
L’opera doveva arrivare a costare circa 50 milioni di dollari, sarebbe stata costruita in due anni e smantellata (come tutte le altre) dopo due settimane, ma il progetto incontrò (già prima dell’elezione di Trump) degli impedimenti. Nel 2011 l’artista aveva ottenuto tutti i permessi per iniziare la costruzione ed era stato redatto anche un Environmental Impact Statement (una dichiarazione di impatto ambientale richiesta dalla National Environmental Policy Act per registrare gli effetti sull’area). Nonostante questo, un gruppo di ambientalisti noto come Rags Over the Arkansas River (ROAR) ha intentato una causa contro l’artista per le conseguenze negative che il progetto avrebbe potuto avere sul territorio, attirando un gran numero di turisti e mettendo a rischio l’ecosistema. In tutta risposta Christo aveva dichiarato in Tribunale di aver considerato ogni precauzione per evitare eventuali danni all’ambiente e alla fauna circostante. La causa era in atto da cinque anni, ma pochi giorni fa è arrivato l’annuncio dell’annullamento della realizzazione dell’opera, anche nel caso in cui fosse stata vinta la causa. Il motivo? Christo lo ha spiegato senza troppi giri di parole nell’intervista al New York Times: «Vengo da un paese comunista. Uso i miei soldi, i miei lavori e i miei progetti perché mi piace essere totalmente libero. E ora il governo federale è il padrone di casa. Possiede le terre. Non posso fare un progetto che andrebbe a suo vantaggio».
Quando gli è stato chiesto di spiegare la sua ostilità verso Trump, Christo si è limitato a dire: «La decisione parla da sola. […] come molti altri, non avrei mai pensato che Trump sarebbe stato eletto».
L’artista ha inoltre aggiunto che l’attesa per l’approvazione dei suoi progetti è sempre stato un fattore importante anche per il processo creativo delle opere stesse, ma che in questo caso «that pleasure is gone»  (il piacere è sparito) e l’entusiasmo per il progetto è andato. (NG)

 

 

 

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