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Attualmente è esposto a SetUp, in mostra con l’Associazione Culturale Collateral, ma Dario Agrimi si è “espanso” abbracciando anche la fiera “main” di Bologna. Anzi, di più, l’ha fatta sua, perché l’ha titolata: “Sinonimi e Contrari”.
Forse, qualcuno, in questa edizione dove sembrano essere mancati un poco i colpi di testa, o dove forse la prudenza – anche delle aspettative degli addetti ai lavori – l’ha fatta da padrone, avrà notato qualcosa che non quadrava.
Piccoli cartellini, didascalie, attaccati in “zone franche”, passaggi tra uno stand e un altro, alle porte d’ingresso, sotto i “saluti”, gli elenchi di partnership e del timing di Artefiera, in cui Agrimi “Mette alla prova lo stesso pubblico che si trova disorientato dinnanzi ai titoli che pretendono nominalmente d’essere rappresentazioni dell’Effimero, indicando come materiali la Fiera stessa come a prendersi gioco dell’entità delle relazioni degli interessi che si profilano al suo interno”, scrive Marcello Francolini, curatore-complice dell’artista insieme al Presidente di Collateral, Fabio Avella, in questo progetto che, illegittimo, apre una piccola riflessione sullo status del “sistema” dell’arte, rinominando lo stesso edificio della fiera in una maniera effimera, dando uno statuto non solo critico ma anche di “opera”a quegli stessi padiglioni che da domani torneranno solo contenitori pronti ad ospitare qualsiasi evento. E qualsiasi senso.