07 febbraio 2017

Parlare d’arte e di immagini nella cultura islamica. Un convegno al MAO di Torino, aperto a tutti, per una questione attualissima

 

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Docenti, conservatori, ricercatori, tutti insieme al MAO di Torino – dopodomani – per raccontare quello che sempre è stato, ma che oggi è ben amplificato dai media e dalla “guerra al terrore” contro l’Islam. Cosa? Il tema dell’iconoclastia dei Paesi musulmani in fatto di icone religiose, un momento di cultura che però servirà soprattutto al contrario, ovvero a rifuggire da quell’islamofobia che passa anche attraverso le immagini che ci vengono inculcate nello spauracchio generalizzato. 
Secondo una interpretazione degli ḥadīth del Profeta Maometto (interpretazione attualmente ritenuta errata dagli studiosi) bisogna rifuggire l’arte figurativa poiché nell’atto di dipingere gli esseri viventi e la natura stessa l’artista usurperebbe la prerogativa creatrice di Allah. Un motivo che indagava però anche Pavel Florenski, nelle sue Porte Regali, rispetto alla religione Ortodossa e alle relative icone. 
Da questi punti, considerando che nei secoli la calligrafia è stata preferita rispetto all’uso dell’immagine, divenendo la principale espressione dell’arte islamica, si alterneranno le ricerche della Professoressa Michelina Di Cesare della Sapienza di Roma, su “La metamorfosi nell’illustrazione dei manoscritti islamici o Francesco Tiradritti, dell’Università di Enna, sulle “Tracce della civiltà egizia nella cultura musulmana d’Egitto” e ancora – per saperne di più sul luogo ospite “La rappresentazione degli esseri viventi nella collezione di arte islamica del MAO e la memoria culturale dei territori”, con il Professore Generoso Urciuoli del Museo d’Arte orientale. 
Un’occasione per scoprire anche la nuova mostra “Cavalieri d’Oriente”, che indaga i tessuti nella Galleria Islamica dalla Collezione Taher Sabahi. Dalle 10, ingresso libero.

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