Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fu studente del Politecnico, e dopo la seconda Guerra Mondiale, l’ingegnere Emilio Cara (attivo a Torino dagli anni ’50 fino al 2006), fu uno di quegli uomini che riuscirono a ricostruire un Paese che usciva dal conflitto sconfitto, ma con tante energie che portarono al boom economico.
E una grande energia aveva anche Clara, che nell’arco della sua carriera realizzò qualcosa come 3mila e 300 progetti, per la maggior parte di abitazioni civili (oltre la metà), per stabilimenti sportivi, scuole, caserme, e anche parrocchie e opere pubbliche. Un patrimonio che da oggi è donato dalla famiglia al “Laboratorio di Storia e Beni culturali” del Politecnico, nel Dipartimento Interateneo di Scienze Progetto e Politiche del Territorio.
Prima laurea nel 1949 in Ingegneria Industriale e dopo pochi anni in Ingegneria Aeronautica, Clara fu a suo modo uno dei protagonisti della ricostruzione e dell’espansione edilizia del capoluogo del Piemonte, con progetti votati al costante aggiornamento di materiali e tecniche esecutive e al rigoroso rispetto degli standard normativi. «Abbiamo deciso di donare i suoi progetti e di catalogare e rendere fruibile il patrimonio libraio che in quasi ottant’anni ha costruito, per mettere a fattor comune il valore di quella generazione di uomini e donne che hanno prodotto in silenzio e rimboccandosi le maniche questo nostro tessuto lavorativo e culturale italiano. Solo il Politecnico di Torino, conoscendo l’uomo, poteva essere il corretto approdo per i suoi elaborati», dichiara la figlia Maria. Un dono per un’istituzione, ma anche ad una città.