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Succede che le proteste – sempre contro Trump e il suo “Travel Ban” in fase di revisione – siano di due tipi: per aggiungere (il MoMA, che ha rivoluzionato l’allestimento della sua collezione permanente per mettere più artisti “immigrati”), e per levare: in solidarietà con gli immigrati in America, il Museo Davis al Wellesley College, nel Massachusetts, ha rimosso tutte le opere d’arte realizzate o donate da artisti nati al di fuori degli Stati Uniti, nel tentativo di mettere in evidenza l’immenso contributo degli “immigrati” nel mondo dell’arte.
E al posto delle opere il piccolo museo (che ha una collezione permanente di ottimi nomi, tra cui il nativo olandese De Kooning) ha inserito negli spazi vuoti delle pareti dei drappi neri, con le etichette “Made by an immigrant” o “Given by an immigrant”.
Risultato? Il 20 per cento della collezione è sparita. E per mettere in chiaro il tutto è stato creato anche un apposito hashtag con un piccolo logo: “The Davis. WHITOUT IMMIGRANTS #ART-LESS”.