Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
I taxisti scioperano, e gli autobus non passano. Non c’è stato un giorno del mandato di Virginia Raggi che non sia stato costellato di polemiche e la città di Roma – vox populi – è ai minimi storici. Hanno dichiarato di non volere le Olimpiadi per paura di infiltrazioni di una nuova Mafia Capitale e di fronte alla Nuvola di Fuksas si è gridato, proprio all’opening, allo sperpero di denaro. E ora vogliono fare un super stadio all’ex ippodromo di Tor di Valle (in home page nella foto di David Brunetti) e costruire pure tre grattacieli? Perdonate la facilloneria, ma tutta la vicenda ha il sapore di una barzelletta.
Comprese le ultime dichiarazioni di Beppe Grillo, costretto a scendere in campo sulla questione garantendo che lo stadio non lo farà un palazzinaro ma un costruttore serio. Grazie.
Peccato che alla riunione i Cinque Stelle abbiano escluso il Presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e il capogruppo Paolo Ferrara, forse proprio perché i più ostili alla costruzione del mega complesso sportivo alla periferia sud della Capitale. Secondo il leader Grillo, poi, il progetto diventerà “comunitario” e “condiviso”: “Sentiremo la popolazione interessata dal progetto e con loro potremo costruire una cosa straordinaria”.
E per una volta, invece, il Ministro Franceschini – solitamente pronto e disponibile alle grandi imprese – si rivela freddo: “Le soprintendenze sono autonome e indipendenti e il Ministero dei Beni culturali non ha alcuna possibilità di condizionarne le scelte”. Una patata bollente davvero, e non nel senso usato da Libero.