22 febbraio 2017

Non è più la terra promessa

 
Trump rilascia due direttive che sembrano chiudere un simbolo: quello dell'accoglienza degli Stati Uniti, Paese dell'abbondanza e della nuova uguaglianza

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Che gli Stati Uniti si siano macchiati di crimini atroci, nella storia, non v’è dubbio. Tuttavia quella vecchia storia dell’immigrazione di ieri e di oggi, della possibilità di fare carriera dal basso, della “democrazia”, ha fatto nascere – dai tempi che furono – la storia dell’America delle possibilità.
Ebbene, da oggi la tolleranza zero di Donald Trump rischia di far piombare al suolo questo sogno, e di far tornare a casa propria milioni di persone che vivono illegalmente negli Stati Uniti, e molti più immigrati senza documenti arrivati dal confine meridionale saranno incarcerati o rispediti immediatamente in Messico, in attesa di un’udienza in tribunale, invece di essere rilasciati negli Stati Uniti.
Che sia ben complicato farsi strada nella società americana senza appartenervi, o essere “regolari”, è un dato di fatto, ma il 45esimo Presidente non solo vuole rispedire al mittente coloro macchiati di reati seri, ma anche persone colpevoli solo di reati relativi all’immigrazione, come l’aver usato documenti falsi: una piazza pulita, insomma, che salva solo il Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca), che garantisce permessi di lavoro e protezione dal rimpatrio a chi è arrivato negli Stati Uniti illegalmente da bambino e non ha commesso reati. 
Quel che è certo, e Mister Trump dovrebbe capirlo, è che la sua politica ancora una volta si pone esattamente fuori dal tempo, in un’epoca in cui l’America non era grande Paese, ma un paese grande. Fatto di differenze, di schiavitù, di patriarchi che avrebbero voluto essere confusi con i “padri”, e che invece hanno contraddistinto solo il brutto affare che gli USA hanno rappresentato nel mondo, fino ad oggi. E che Trump persevera. Senza fine, almeno per ora. (MB)

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