24 febbraio 2017

ARCOMadrid 2017/3. In fiera. Focus sull’Argentina Paese ospite della manifestazione, con “L’arte vivo” e il “VIVO-DITO” di Alberto Greco

 

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“L’arte vivo è l’avventura del reale. L’artista insegnerà a vedere non con il quadro sennonché con il dito”. Con queste parole categoriche inizia il manifesto Dito dell’Arte Vivo di Alberto Greco (Buenos Aires, 1931 – Barcellona, 1965) scritto, firmato e datato a Genova, una mattina di luglio di 1962 – la cui seconda versione in spagnolo è stata acquistata dal MoMA nel contesto della fiera ARCO l’anno scorso. Questo episodio ha messo in luce la galleria argentina Del Infinito, che espone fino a domenica opere di Greco ad ARCO. Nel contesto della sezione dedicata all’Argentina come paese invitato con 12 gallerie partecipanti e artisti argentini affermati ed emergenti, il libro di artista Besos Brujos (1965) di Greco attira l’attenzione e genera aspettative sulla possibile acquisizione da parte del Museo Reina Sofia che ha già una sala dedicata all’artista. Per l’occasione, Julián Mizrhai, direttore della galleria Del Infinito, ha lavorato insieme alla casa editrice Del Centro di Madrid para la produzione e pubblicazione di una edizione limitata e artigianale di una copia facsimilare di quest’opera che ha conquistato l’occhio di molti artisti, collezionisti e addetti ai lavori.
Besos Brujos è un’opera in cui su fogli di carta scritti a mano scorrono ricette, lettere di tango, disegni, dichiarazioni d’amore e segni di bicchieri posati a lungo. La calligrafia di Greco, a tratti violenta, a volte più serena e strutturata, acquista valore pittorico pagina dopo pagina e riporta a uno stato di animo, a un universo personale e tutto suo, infine: arte e vita. 
Esposte in due lunghe tecche di vetro si possono vedere alcune delle pagine che compongono il libro, su cui l’artista Julio Le Parc (Mendoza, 1928) -presente in fiera e oratore di diverse conferenze- fissava il suo acuto sguardo. Besos Brujos è probabilmente l’ultima opera di Greco realizzata nello stesso anno in cui l’artista compie il suo gesto artistico più radicale e definitivo: il suo suicidio. È stato trovato agonizzante il 12 ottobre 1965 nella casa di Barcellona in cui era ospite, dopo una ingestione smisurata di barbiturici e con la parola “FIN” scritta nel palmo della sua mano sinistra. Due giorni dopo, alla età di 34 anni, si sarebbe conclusa la breve ma intensa vita di Greco, che ha fatto dell’arte la sua forma di vita e di morte.
Riconosciuto come il precursore dell’informale nell’Argentina, attraverso la pittura, il disegno, il collage e la letteratura, Greco ha creato un linguaggio autonomo che come strati geologici svelano suggestioni tachiste sovrapposte ad echi del Nouveau Réalisme. La “avventura totale”, parole con cui l’artista definisce l’arte sottolineando la sua dimensione processuale, ha condotto Greco da Buenos Aires alle vie esistenzialiste dell’Europa e delle neo-avanguardie. Luoghi di effervescenza creativa che sono stati testimoni del suo percorso sperimentale e di rottura con la tradizione. Proprio a Parigi, nel 1962, l’artista irrompe nella mostra “Antagonisme 2, l’objet” in cui esponevano Klein, Arman e Cesar, vestito di uomo-sandwich e con la scritta “L’opera di Alberto Greco non è in catalogo”. 
In questo periodo visita l’Italia: Genova, Venezia, Roma. Anche la Spagna sarà lo scenario di tanti altri gesti artistici come quelli che consistevano nel segnalamento con il dito di una situazione, di un oggetto qualsiasi, di una persona o di un animale, appunto: i Vivo-Dito. Di questi opere troviamo esposte, nello stand Del Infinito, parte della serie che costituisce il registro fotografico intitolato Alberto Greco en Piedralaves (1963), paese a meno di duecento chilometri di Madrid in cui l’artista si è fermato per un breve periodo di tempo. 
Il breve, ma intenso percorso che porta verso questo l’infinito e profondo “mondo grechiano” all’interno di ARCO, si conclude con un esemplare originale del primo scritto dell’artista pubblicato nel 1950 a Buenos Aires e chiamato Fiesta. Si tratta di una compilazione di poemi brevi, che sarebbero stati l’esordio di un artista per cui ha sempre sottolineato la necessità di “Metterci in contatto diretto con gli elementi vivi della nostra realtà: movimento, tempo, gente, conversazioni, odori, rumori, luoghi, situazioni. Arte Vivo” (Manifesto Vivo-Dito). (Ana Laura Esposito)

In home page: Alberto Greco, Fiesta, 1950
Sopra: Besos Brujos, 1965, libro d’artista di Alberto Greco – Courtesy Galleriaa del Infinito (Buenos Aires)

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