25 febbraio 2017

“SOS” contro lo sfratto dell’artista Pino Boresta, che cerca donatori con il crowdfunding. E in cambio concede opere e multipli

 

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Il goal è di 6mila euro, e mancano ancora 64 giorni prima del 30 aprile, termine ultimo per la vostra donazione. Di che parliamo? Della richiesta “SOS Sfratto” dell’artista Pino Boresta, che non solo mette in luce la sua situazione personale di uomo e padre di famiglia e d’artista, ma anche dell’ATER, l’Azienda Territoriale che gestisce gli alloggi popolari, “ente che è allo sbando totale per i ben noti motivi di mala gestione”, scrive Boresta nel suo appello.
Un’accorata lettera, che potete trovare per intero sul sito Kapipal, insieme a tutta la documentazione che mostra l’ingiunzione di sfratto “Per alcune mensilità arretrate non pagate che l’ATER ci richiede e a cui non siamo riusciti a fare fronte a causa della forte difficoltà economica nella quale ci troviamo a vivere”, scrive l’artista che mette in luce anche in suoi guadagni: “Io lavoro come collaboratore scolastico e ho 1100 Euro al mese e ci siamo trovati più di una volta a dover scegliere se fare la spesa e sopravvivere o pagare l’affitto e soccombere”. 
E allora? Allora Pino Boresta chiede il vostro aiuto e, in base alla cifra che accetterete di donare avrete opere e multipli, e se il goal verrà raggiunto anche per Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto vi sarà un regalo: I don’t give up Arancio, un olio su tela del 2013, opera della serie “Testamenti” (sopra).
Poi vi saranno le Smorfie Texture del 1994/1995, che verranno inviate a chi donerà almeno 500 euro, le Smorfie Manipolate del 2016, che verranno inviate a chi donerà almeno 100 euro, e gli adesivi CUS (Cerca ed Usa la Smorfia), che verranno inviati a chi donerà almeno 30 euro. Un piccolo gesto per una grande azione. E in bocca al lupo Pino!

1 commento

  1. Questi ultimi aggiornamenti (che ho riportato anche sul crowdfunding): “Il 22 febbraio siamo andati all’udienza, senza avvocato. Il giudice, era una donna e ha di fatto tutelato lei i nostri diritti. Siamo riusciti a rinviare il tutto al 22 marzo (prossima udienza) e a non chiedere lo stato di grazia come voleva l’avvocato della controparte. Se fossimo stati costretti a chiedere lo “Stato di grazia” Avremmo avuto solo 3 mesi di tempo per pagare e poi ci avrebbero buttati fuori. Il giudice ha rinviato anche perché abbiamo scoperto che i conti non tornano e la somma che l’ATER ci chiede di pagare è superiore a quella realmente dovuta.”

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