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E ci risiamo: prima il ragazzo che si siede in braccio a un gesso di Brera per farsi una foto e lo mutila, poi il visitatore che inciampa nella statua in Portogallo, e prima ancora i selfie-stick banditi dai musei di mezzo mondo perché al Louvre a rimetterci erano Guido Reni e compagni.
L’ultima storia, invece, è di poco fa: il 23 febbraio all’Hirshhorn di Washington ha aperto “Kusama. Infinity Mirrors” e dopo pochissimi giorni un visitatore, intento a “selfarsi” nell’installazione All the Eternal Love I Have for the Pumpkins (2016, sopra), ovvero la stanza-specchio che riproduce all’infinito la distesa delle zucche, è riuscito a calpestarne una e l’installazione ha dovuto chiudere.
Peccato che una zucca di Kusama abbia di media un valore di 800mila euro, e non si sa se il “selfer” è stato rintracciato. In tutti i modi se siete tra quelli che non ce la fanno a non immortalarsi davanti o dentro le opere, tenete gli occhi puntati sulla prossima mostra alla Saatchi di Londra, che chiederà al pubblico di presentare la propria fotografia.
Zucca più zucca meno che sarà mai, penserete mica che sia arte, ma dai una zucca con dei pois, si forse la prima 50 anni fa ora è un prodotto uno dei tanti, come i cerchi finti di pietra di Long, i pali spennati di Penone, prodotti fatti per allocchi che non sanno che cosa è arte ma che hanno tanti dindini da buttare dalla finestra e voglio sembrare di essere trendy… intanto la povertà avanza …