06 marzo 2017

Palmira in digitale

 

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Pochi giorni fa Palmira è stata riconquistata dalle milizie siriane. E in men che non si dica sono già iniziate le valutazioni degli esperti per quantificare la portata dei danni dopo le ultime devastazioni dell’Isis. Il Getty Research Insitute, in collaborazione con un’organizzazione no – profit di Boston per la salvaguardia del patrimonio culturale, sta mettendo a punto l’utilizzo di un piccolo satellite detto “cubesat”, da mandare in orbita per monitorare con più precisione la situazione dell’antico sito archeologico. Scott Branting, archeologo della University of Central Florida (UCF), che lavora con la American Schools of Oriental Research’s Cultural Heritage Initiatives (ASOR CHI) ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di cominciare a pensare di utilizzare la tecnologia satellitare per salvaguardare il nostro patrimonio culturale.[…] Un satellite in miniatura delle dimensioni di un cartone di latte e del peso non superiore a 1,3 kg potrebbe volare facilmente sopra Palmira e scattare delle immagini  quando c’è il sospetto che stia succedendo qualcosa, o stazionare sopra siti di particolare importanza che hanno già subito gravi saccheggi in passato”.
Un’altra delle numerose iniziative di studiosi che grazie al tecnologie di ultima generazione stanno tentando di ricostruire e preservare quello che rimane dell’antica città siriana. Proprio lo scorso mese l’Hermitage di San Pietroburgo ha annunciato di voler utilizzare un rendering digitale della città, ottenuto dopo che due droni avevano sorvolato la zona prima che ricadesse nelle mani dell’Isis, per iniziare una ricostruzione digitale molto dettagliata del sito. Il Getty Research Institute invece, ha lanciato da poco la mostra online “L’eredità dell’antica Palmyra”, che raccoglie stampe antiche, fotografie e documenti più recenti per ricostruire attraverso immagini la storia dell’antica città. (NG)

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