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Si tratta di uno dei premi in assoluto più importanti per la fotografia, anche in senso più lato. E non solo per il gruzzolo del montepremi, che vale 100mila euro, ma anche per la schiera di artisti che l’hanno ritirato: Wolfgang Tillmans lo scorso anno, e poi Sophie Calle, Hiroshi Sugimoto, Jeff Wall, Walid Raad, tra gli altri.
Quest’anno invece è la volta dell’artista olandese Rineke Dijkstra a vincere l’Hasselblad Award, istituito dall’omonima fondazione che prende il nome della celeberrima marca di obiettivi fotografici.
Nota per la sue immagini e film incentrati sui bambini, adolescenti e giovani, che documentano i loro processi di formazione e segue come potrebbero cambiare nel tempo, Dijkstra lavora dai primi anni 1990, quando aveva iniziato immortalando madri e figli subito dopo la nascita, e uno dei suoi ritratti “in progress” e più acclamati iniziò nel 1994, quando partì il “seguire” la crescita di una donna bosniaca di nome Almerisa Sehric che all’epoca aveva 6 anni e viveva in un campo profughi. Rineke continuò la serie durante l’adolescenza della bambina, fino immortalarla giovane assimilata nella società olandese e, oggi, madre.
“Le fotografie e i filmati di Rineke Dijkstra parlano brillantemente della complessità dell’immagine-ritratto: la sua incarnazione nel tempo; la sua capacità di rivelare storie; la contingenza dell’atto di scambio tra soggetto, fotografo e spettatore; e, in ultima analisi, di fotografia come rivelazione del sé” è stata la motivazione della giuria, Presieduta da Duncan Forbes, che ha aggiunto: “In un momento in cui l’immagine-ritratto si disperde in una economia di narcisismo e celebrità frattale, Rineke Dijkstra ci ricorda il potenziale pubblico del ritratto fotografico”.
Nelle foto: Rineke Dijkstra. Courtesy Hasselblad Foundation. © Rineke Dijkstra