15 marzo 2017

Fino al 18.III.2017 Gianfranco Baruchello, Greenhouse Massimo De Carlo, Milano

 

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A Palazzo Belgioioso di Milano, nella prestigiosa sede centrale della galleria Massimo De Carlo, l’altra è in via Ventura a Lambrate, la stagione espositiva si è inaugurata con la prima mostra personale di Gianfranco Baruchello (1924), laureato in matematica, dal genio indefinibile, inventore di azioni teatrali, scenografie, volumi che si scompaginano e diventano libri d’artista, definito uno sperimentatore e il “nipote” di Marcel Duchamp per eccellenza. Dotato di un sapere enciclopedico e una creatività caleidoscopica, Baruchello è stato compreso più dai filosofi che dai critici. Dopo anni di silenzio, di ricerca artistica autonoma, rigorosa e fuori dai circuiti del sistema dell’arte,  la notorietà  arriva in seguito alla sua partecipazione prima alla 12° edizione di Documenta del 2012, e l’anno dopo è tra i pochi artisti italiani a entrare nel Palazzo Enciclopedico della 55° Biennale di Arti Visive a Venezia di Massimiliano Gioni e rappresenta il Padiglione Nazionale curato da Bartolomeo Pietromarchi. Nel 2013 anche la sua retrospettiva alla Galleria Nazionale di Roma e altre mostre internazionali hanno inscritto Baruchello nell’Olimpo degli innovatori. 
Gianfranco Baruchello, Greenhouse, vista della mostra
È stato un agitatore culturale negli anni delle contestazione sociali, interessato a investigare i processi relazionali che legano tra loro i meccanismi mentali il design, l’anatomia, l’agricoltura e la natura. Sono noti i suoi Teatrini con collage di giornali e saggi con titoli assurdi, fondatore della comunità Agricola Cornelia, una fattoria sulle colline romane dove l’artista ha vissuto e lavorato dal 1973 al 1998, (oggi sede della Fondazione Baruchello), con intenti contadini ed etico /estetici, anticipando tutte le nuove correnti di arte collettiva e partecipata del presente, autore, con Alberto Grifi, di Verifica incerta: un film collage del 1964 che continua ad ispirare i giovani artisti, esposto nella mostra “Cold Cinema”, a cura di Alessandro Rabottini alla Triennale di Milano (2014). Una summa della sua “picaresca” ricerca artistica dagli anni’ 60 agli anni’ 90 che spazia dai media, alla pittura, al video, alla Land art, fino alla scrittura calligrafica risolta in una originale figurazione labirintica di minuscoli disegni dal tratto netto e schematico su superfici per lo più bianche, si racconta nella mostra milanese, dove ogni lavoro invita a riflettere sulle relazioni individuali nell’ambito di mutamenti del paesaggio urbano come il titolo  della mostra Greenhouse suggerisce.
Incanta Una casa in fil di ferro (1975) che incarna l’esperienza dell’Agricola Cornelia: una precaria struttura che sarebbe piaciuta a Calvino e il dittico iconico More news in a moment but first message (1968), composto con ritagli di giornali e disegni a matita su tela, un’ opera complessa incentrata sul rapporto tra l’artista e il tentativo di decodificazione di molteplici linguaggi e informazioni mediatiche dell’epoca, tra le due guerre del Vietnam, rivolte studentesche e televisione. Nella seconda sala della galleria c’è Archivio delle ossessioni. Il vegetale (1979), opera a tecnica mista fatta di ritagli di giornale, fotografie, cartone e diversi media come segno di una abilità manuale incontestabile, perché Baruchello non delega, disegna con china e penna, fa cose, elaborando pensieri costruisce immagini. I tre quadri di Nella stalla della sfinge (1980-1981) sono il risultato di un progetto articolato ideato con Jaean -Francois Lyotard e Felix Guattari in cui il tema della casa con interni abitati da minuscoli personaggi e caratteri criptici trascrivono stati fisici e emozionali dove nulla è come sembra e l’assurdo è una chiave di lettura. Da vedere! 
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 5 marzo
Dal 26 gennaio al 18 marzo 2017
Gianfranco Baruchello, Greenhouse
Massimo De Carlo 
Palazzo Belgioiso 2, Milano  
Orari: da martedì a sabato, dalle 11:00 alle 19.00 
Info: milano@massimodecarlo.com press@massimodecarlo.com  

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