Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il verdetto di colpevolezza arriva dalla Corte di Città del Capo, in Sudafrica. Una sentenza che sta scuotendo un po’ tutto il mondo dell’arte internazionale, e che invece ha trovato grande approvazione nei gruppi organizzati dei “sex-workers”, che vedono nella sentenza la prima giustizia per Nokuphila Kumalo, uccisa a 23 anni nel 2013 da colui che è stato identificato come l’artista Zwelethu Mthethwa. Fotografo classe 1960, nato a Durban, la sua carriera decolla nel 2000 con la Biennale di Dakar, e nel 2001 è a Roma nella mostra “Sacred Homes – Mother & Child”, mentre nel 2005 presenta “The Experience of Art” alla Biennale di Venezia a cui seguono anche partecipazioni nelle Biennali di Istanbul, L’Avana, Sharjah e San Paolo, così come al MoMA e al Pompidou.
Una pessima storia, ricostruita secondo telecamere di sorveglianza che – secondo la difesa – non sarebbero state nemmeno abbastanza chiare nel mostrare il volto di questa figura che ridusse a pezzi la giovane prostituta. Dal canto suo lo stesso artista, che non ha testimoniato durante il processo, ha detto alla corte – tramite uno psichiatra – che non aveva alcun ricordo degli eventi della serata, forse a causa di consumo di alcool. La condanna minima potrebbe essere di 15 anni.