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All’epoca era “solo” giovani cineasti che negli Stati Uniti avevano fatto delle immagini in movimento “underground” la loro forza e la loro cifra stilistica. Si chiamavano Stan Brakhage, Robert Breer, Bruce Conner, Jonas e Adolfas Mekas, Marie Menken e Stan VanDerBeek, ed oggi sono autentici miti, oltre che pionieri di un intero “genere” che è ben difficile non vedere come assolutamente contemporaneo.
E infatti tornano, contemporaneamente, tutti alla Fondazione Prada in una nuova ricostruzione filologica della rassegna che lo stesso Mekas mise in piedi a Torino, nel 1967, e che prendeva il nome di “New American Cinema Group Exposition”.
Sotto la cura di Germano Celant, dal prossimo 1 al 30 aprile, nel cinema dello spazio milanese si potranno riscoprire tutti quei film “rozzi, mal confezionati, ma vivi”, secondo la definizione che ne aveva dato lo stesso Mekas. Promossa dall’Unione Culturale di Torino, diretta dal critico Edoardo Fadini, che portò nel Capoluogo piemontese anche Roland Barthes, Julian Beck, Carmelo Bene, Luciano Berio, Judith Malina, Edoardo Sanguineti, Fernanda Pivano portavoce italiana della “Beat Generation” descrisse il festival come “L’avvenimento più bruciante” di quel periodo.
Un modo per riscoprire la quasi totalità dei 63 film presentati all’epoca, anche grazie all’attività della Fondazione che, in collaborazione con i maggiori distributori di cinema sperimentale, ha contribuito alla digitalizzazione di più di 30 pellicole.
Ingresso libero, e opening con The Brig, il film di Mekas che la critica definì “Il crudo spaccato del New American Cinema filmato con brutale autenticità su un palco off-Broadway”, a cui seguirà una tavola rotonda condotta da Celant con Adriano Aprà, Tonino De Bernardi, Pia De Silvestris Vergine e Ugo Nespolo e da una serie di incontri e conversazioni con alcuni dei protagonisti del movimento come Pola Chapelle, Ira Schneider e Peter Kubelka, nei venerdì successivi.
Sopra: Ed Emshwiller, Relativity, 1966
Home page: Andrew Meyer, Match Girl, 1966