09 agosto 2002

fino al 18.VIII.2002 Chic Clicks Winterthur, Fotomuseum

 
Qual è la differenza tra fotografia d’arte e fotografia di moda? Si può ad un tempo praticare entrambi i generi? Cosa conferisce ad una foto di moda eventuale valore artistico? Esistono ancora confini tra moda e arte? Se sì, da cosa sono determinati?

di

Sono queste le domande che hanno mosso Jessica Morgan e Ulrich Lehmann a curare la mostra Chic Clicks per il Fotomuseum di Winterthur, prestigiosa istituzione svizzera dedita da alcuni anni a presentare il lavoro di fotografi della nuova generazione e a indagare i risvolti estetici e sociali che la fotografia esercita nel mondo contemporaneo.
Chic Clicks presenta le opere di più di 20 artisti, operanti nel campo della moda e dell’arte, molti dei quali giunti per la prima volta ad esporre in una sede museale. Il confronto estetico fondamentale proposto dalla mostra è quello tra commercio e arte, tra fini promozionali e fini artistici. Di tutti gli autori presenti vengono infatti esposti parallelamente lavori realizzati su commissioni di riviste o agenzie di moda e opere libere, nate da esigenze puramente estetiche. La complessità tematica e l’altissima qualità dei lavori esposti permette un’articolata riflessione sull’importanza che la fotografia di moda ha avuto nel formare, mutare e infine registrare la nostra comune visione del mondo nel corso degli ultimi 20 anni. La fotografia di moda si è infatti lasciata massicciamente influenzare dalla cultura del pop, dalla politica, e dal mescolarsi dei diversi generi artistici tipico degli anni più recenti. Viene dunque naturale, osservando i lavori esposti realizzati su commissione, constatare quanto gli scatti di moda abbiano saputo bene interpretare la velocità dei cambiamenti nel costume e nella vita che hanno caratterizzato gli ultimi decenni. Non è pertanto azzardato parlare del fotografo di moda come di un “osservatore sociale”, che instancabilmente “affresca” le pagine delle riviste, gli spazi pubblicitari televisivi e le vie delle città di icone luminescenti e raffinate, che ci conducono con profondità nel cuore del tessuto sociale, mobile e magmatico, del mondo contemporaneo. Parafrasando il titolo di un’opera esposta di Letitia Benat, si potrebbe parlare di un azione di “Total Radiance” della fotografia di moda sulla cultura contemporanea. Come se l’immagine lucida e patinata della foto sapesse cogliere e catturare, quasi con prepotenza, l’inesauribile ricchezza celata nella superficie del reale, che già il calviniano signor Palomar ci aveva insegnato a guardare. Prova ne sia che molti fotografi commerciali non lavorano più esclusivamente nel chiuso di studi professionali, costruendo fittiziamente scene e pose d’azione, ma si cimentano con lo spazio “mondano” autentico, lasciando l’apparecchio fotografico scorrere su tutti gli strati complessi della realtà. I modelli stessi, oggetto per eccellenza dell’occhio del fotografo di moda, hanno smesso negli ultimi anni di essere solo indossatori momentanei ed astratti, per diventare soggetti attivi, portatori di una loro precisa individualità, sessuale e storica. Tutto ciò viene esemplarmente testimoniato dal sensuale lavoro in bianco e nero realizzato da Corinne Day sulla celebre modella Kate Moss.
Laddove gli autori esposti si cimentano con un lavoro libero, slegato da moventi specifici, sembra tuttavia riemergere nella maggior parte di essi lo stile che ne caratterizza gli scatti commerciali, proprio come se l’esercizio continuativo sul set da rivista si fosse rivelato una pratica estetica di irrinunciabile efficacia nel cogliere, palpebralmente, ogni suggestione del mondo circostante. Ed è proprio quanto ci offrono il video di Satoshi Saikusa, “Ben”, (2001), mostrando, in 24763immagini di straordinaria bellezza digitale, le inquietudini adolescenziali di un fanciullo smarrito tra un’ossessiva vivisezione di pesci rossi e insetti, e l’immersione di forme di pongo colorate in una vasca colma d’acqua, oppure le foto di Jonathan de Villiers, “Femme d’intérieur” (2001) in cui una madre e un bambino, preparando una torta in una cucina di luminosità quasi iperrealista, si muovono tra vasetti colmi di ciliegie rosso sangue e verdure stillanti d’acqua, in una sorta di rivisitazione postmoderna dei “fiori e frutte” opera delle botteghe pittoriche olandesi seicentesche.

link correlati
fotomuseum.ch

luigi fassi
visitata il 2 agosto 2002.


Chic Clicks, dal 1 giugno al 18 agosto 2002.
Fotomuseum Winterthur, Gruezenstrasse 44, CH-8400 Winterthur.
Telefono: 0041-52-233 60 86; Fax 0041-52-233 60 97.
Email: fotomuseum@fotomuseum.ch
Aperto dal martedì al venerdi, ore 12-18. Mercoledì ore 12-19.30, sabato e domenica ore 11-17. Chiuso il lunedì.
Ingresso: 8 franchi intero, 5 ridotto.


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