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La norma è contenuta nell’articolo 128, paragrafo 5, del regolamento sulla distruzione di siti culturali ad opera dell’ISIS, e dice – tra i commi – quel che segue: “Considerando che le principali organizzazioni culturali internazionali hanno costituito una task force per il patrimonio in collaborazione con il governo provvisorio siriano, allo scopo di aiutare i siriani a salvare il proprio patrimonio dalla distruzione; che la guerra civile in Siria ha altresì provocato la distruzione di alcune delle opere d’arte, degli edifici e dei monumenti più importanti al mondo, mettendo ulteriormente in pericolo il patrimonio culturale e religioso della regione, ritiene che la cultura e il patrimonio abbiano il potere di riconciliare i popoli e favorire la comprensione e la tolleranza e che costituiscano un elemento fondamentale nella promozione della pace”. E dunque? Dunque si sostiene la posizione dell’UNESCO, secondo cui il patrimonio culturale costituisce un elemento importante dell’identità culturale delle comunità, dei gruppi e degli individui, nonché della coesione sociale, e la sua distruzione intenzionale può avere conseguenze negative per la dignità umana e i diritti umani.
E oggi, con 15 voti favorevoli su 15, da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu della risoluzione 2347 italo-francese, alla vigilia del G7 di Firenze si dà corpo alla prima unità di protezione del patrimonio culturale al mondo. “La risoluzione deplora e condanna la distruzione e il saccheggio di siti archeologici, musei, archivi, biblioteche, il contrabbando di reperti attraverso il quale si finanzia il terrorismo internazionale e accoglie la richiesta di prevedere, quando richiesto, una componente culturale in seno alle missioni Onu di peacekeeping”, si legge, con il Ministro Franceschini che ha parlato di un grande risultato del quale dobbiamo essere orgogliosi.
Nelle foto: Mosul prima della conquista dell’Isis