09 aprile 2017

A Base Milano, un fuorisalone nomade senza fondamenta. Convincono i presupposti del design d’emergenza, ma l’obiettivo finale sfugge

 

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“Design nomade” è la mostra di scena a BASE Milano, l’ex Acciaierie Ansaldo in zona Tortona, piattaforma di lavoro aperta nel 2016 e dedicata allo scambio e allo sviluppo di idee e progetti che siano adattabili ai bisogni della società contemporanea. I temi di questa edizione sono l’emergenza, la sostenibilità, le situazioni di disagio, interpretate come un presupposto per creare strumenti agili e smart in grado di rispondere alla complessità dei cambiamenti sociali. 
118 i progetti selezionati, 21 i lavori esposti e, tra questi, convincono le micro architetture e le nuove soluzioni abitative adattabili a spazi condivisi, come lo zaino multiuso che si trasforma in tenda e il kit d’emergenza. Eppure, non sembrano novità strepitose, come se si respirasse un’atmosfera anni ’70, un déjà vu stucchevole che profuma di mode radical chic. 
Precarietà, vulnerabilità, multiculturalismo, nomadismo, flussi di migrazioni, esuli, comunità provvisorie e in transito da un luogo all’altro. Certo, siamo al corrente di queste emergenze ma ci si domanda quando si comincerà a esporre meno declinazioni di tematiche già note e a vedere soluzioni abitative più compatibili con il presente. Seducono le tende, gli zaini, le sedie modulabili stampate in 3D ma, in fin dei conti, sanno di normalità. Quante tra le vittime dei disastri della globalizzazione possono effettivamente compare queste tende o questi zaini d’emergenza pronti all’uso, esposti da BASE? E quanto costano? Chi li produce? Chi assumerebbe l’onere di distribuirli a costo zero e in che modo? Questi e altri interrogativi non sono risolti dalla mostra all’ex Ansaldo, che dovrebbe fare da supporto al design pioneristico, democratico e sociale del futuro. 
Eccellente, invece, la proposta della cucina Solari di Hon Bodin, alimentata dal sole. Buona la casetta per i rifugiati Better Shelter, ideata di Johan Karlsson, finanziata da Ikea Foundation e vincitrice del “Beazley Design of Year 2016”, il premio annuale dedicato ai progetti più promettenti, promosso dal Design Museum di Londra. Ma, in Italia, questi progetti coraggiosi, più giusti, più che belli e non troppo stilizzati e/o redditizi faticano a decollare. Peccato. (Jacqueline Ceresoli)

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