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Miliardario, collezionista, gallerista, art dealer. E con una fama controversa. Sicuramente interessante la storia di Pierre Huber che, da oggi, si arricchisce di un nuovo capitolo. Il fondatore di Art & Public ha annunciato che chiuderà la sua storica galleria ginevrina per trasferirsi in Portogallo.
Aperta nel 1984 nel Quartier des Bains, zona à la page della città svizzera e interamente dedicata all’arte contemporanea, la galleria di Huber, che in questa prima fase portava il suo nome, si è inizialmente concentrata sul minimalismo, sul concettuale e sulla fotografia, con mostre di Robert Barry, Sol LeWitt, Cindy Sherman, Nan Goldin, Larry Clark. Nel 1992 il cambio di nome, Art & Public, e di indirizzo. Intuendo le nuove correnti, Huber aprì i suoi interessi all’arte asiatica, «Capii subito che stavamo entrando nella globalizzazione. E che l’arte avrebbe prodotto grandi artisti, non solo negli Stati Uniti e in Europa ma anche in Cina». Poi, nel 2008, l’improvvisa caduta, l’esclusione da Art Basel e la damnatio memoriae in seguito alle accuse pesantissime di David Zwirner per un’asta da Christie’s, 74 pezzi della collezione Huber, tra i quali On Kawara, Jim Shaw, Paul McCarthy, acquistati a prezzi vantaggiosi grazie a false promesse e rivenduti a cifre record. Quindi, una lenta, ponderata ripartenza e, adesso, un cambio di passo. «Per quasi 40 anni ho avuto il privilegio di vivere la mia passione per l’arte contemporanea seguendone l’evoluzione e i cambiamenti radicali. Vorrei estendere i miei più sentiti ringraziamenti a tutti coloro che mi hanno sostenuto per così tanto tempo», dice ad Artforum ricordando il passato, lui che iniziò da una fotografia comprata su una bancarella a Roma. Ma le energie sono già proiettate al futuro. Infatti, Huber sa bene come sondare il terreno e parteciperà ad ARCO Libsoa, l’importante fiera internazionale che aprirà a maggio nella capitale portoghese.