18 aprile 2017

C’erano un artista, uno scienziato e un bosone. Il Cern annuncia i nomi dei vincitori del bando di residenza

 

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È il laboratorio più sperimentale al mondo, ed è lì si decidono le nostri sorti. Le bombe atomiche saranno anche minacce che, periodicamente, tornano a far tremare ma vuoi mettere un paio di buchi neri? Il CERN è attivissimo da 60 anni e si può dire che, nella verde e silenziosa periferia di Ginevra, a 100 metri sotto terra, la vetta estrema della conoscenza umana viene spinta ogni giorno un po’ più in là. Nei lunghissimi tunnel che ospitano gli enormi acceleratori di particelle, si studiano le interazioni fondamentali della materia e della radiazione, cioè tutto ciò di cui siamo fatti. E ogni cosa che possiamo immaginare, lì stanno provando a realizzarla. Per questo, il programma “Art at Cern”, dal 2015 a cura di Mónica Bello, sembra non solo una terminazione molto naturale ma anche obbligata. Nell’ambito di questo progetto, iniziato nel 2001, si sviluppano ogni anno una serie di iniziative, da open call a piattaforme curatoriali, alle quali hanno partecipato, tra gli altri, Anselm Kiefer, Antoni Muntadas, Tomás Saraceno, Alberto Di Fabio. Il premio più ambito è il bando di residenze che, programmaticamente, si chiama “Collide”, in omaggio al Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle che si estende su una circonferenza di 27 chilometri e permette di studiare le relazioni tra le particelle elementari, ricreando condizioni paragonabili a quelle dei primi momenti di vita dell’Universo. In questo caso, più prosaicamente, a collidere saranno artisti, ingegneri, fisici. Cosa ne uscirà? 
Per il momento, sono stati resi noti i nomi dei vincitori di quest’anno: Laura Couto Rosado, Haroon Mirza e Jack Jelfs di studio hrm199, Cheolwon Chang e Tomo Savić-Gecan. I cinque trascorreranno al CERN un periodo variabile, ognuno impegnato a esprimere i diversi aspetti delle sperimentazioni fisiche nel proprio linguaggio e da un’angolazione peculiare. Rosado vi trascorrerà tre mesi, per esplorare i principi del design ispirato alle particelle. Mirza e Jelfs risiederanno per due mesi, lavorando a stretto contatto con un ricercatore e, in seguito, trascorreranno un mese al FACT-Foundation for Art and Creative Technology, a Liverpool, per lavorare sul concetto di trasmissione dati. Chang e Savić-Gecan passeranno un mese, studiando le proprietà geometriche della natura, le influenze della matematica nell’Universo e il rapporto spazio-tempo. «Saranno ospitati in questo ambiente insolito e altamente scientifico, dove sono certa che le loro ricerche e idee saranno ampliate da punti di vista culturali e creativi diversi, grazie alle interazioni con scienziati», ha detto Bello. E magari anche agli scienziati potrà venire qualche nuova, bella idea. 
In home: Haroon Mirza, The National Apavilion of Then and Now, 2011.Courtesy hrm199 and Lisson Gallery. Photographer Kiki Triantafyllou
In alto: Antoni Muntadas at CERN Data Centre. Photo by Julian Calo

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