22 aprile 2017

Il trionfo di Dale Chihuly a New York

 

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Patrimonio nazionale degli Stati Uniti dal 1967, il New York Botanical Garden (NYBG) ospita uno dei primi giardini botanici della città. Situato nel quartiere del Bronx, possiede più di 48 giardini e collezioni di piante.
È qui che ritorna dopo la sua prima esibizione nel 2006 l’artista Dale Chihuly, con un’esplosione di luci e colori che hanno preso il sopravvento nell’antica serra vittoriana Enid A. Haupt Conservatory.
Il Conservatorio appare come il giusto ambiente per le opere scintillanti di Chihuly che si combinano alla perfezione con il vetro della grande serra. Una combinazione tra arte e natura che rende possibile l’esaltazione di entrambe.
La mostra, dal semplice titolo “Chihuly”, ospita più di 20 installazioni e, presso la galleria d’arte della biblioteca LuEsther T. Mertz è stato installato un display che mostra i suoi disegni. L’artista non ha nascosto la gioia di essere ritornato nel Bronx, che ha ritrovato ricco di paesaggi cambiati ma anche cresciuti.
Le opere sono ispirate dalla stessa natura in cui vengono ospitate: alla fine del corridoio del conservatorio infatti appaiono delle installazioni in vetro a punta verde che sono state abbinate a delle piante molto simili, creando una spettacolare giustapposizione. Il quesito che ci si pone è se esse siano frutto della mano dell’uomo o della natura.
Alcune delle sue installazioni dimostrano come lo stesso Chihuly stia ancora sperimentando con la sua arte, essendo presente nei giardini una delle sue primissime opere del 1975 esposta all’Artpark di Upstate.
Solo un’altra invece fa la sua apparizione dopo l’esposizione del 2006: il Blue Herons, simile ad un uccello che dalla Piscina Tropicale all’aperto è stata spostata all’interno del Conservatorio.
Le grandi e piccole piante in vetro dell’artista sono prodotte quasi tutte in scala industriale dalla sua fabbrica a Seattle, non negandogli però l’invenzione e la bellezza. L’artista inoltre collabora con note aziende produttrici di vetro di Murano – con cui iniziò a lavorare intorno al 1968 – e con un impianto finlandese che possiede uno dei più grandi forni di ricottura del mondo, che gli permettono di produrre opere sempre più grandi.
Il suo lavoro può essere ammirato anche durante le ore più buie, in quanto alcune sculture – come la Neon 206 – è sì luminosa di giorno, ma appare più magica nelle ore notturne. (Giulia Pavesi)
Fonte: artnet 

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