22 aprile 2017

Un cherokee napoletano. Il MADRE assegna il matronato alla carriera a Jimmie Durham

 

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«Nella sua stringente indagine fra etica ed estetica, Durham è autore di un’arte intesa come decostruzione dei concetti cardine della cultura occidentale, volta a smantellare stereotipi e costrutti dominanti, ma che non rinuncia ad una proposta ricostruttiva conferendo alle componenti e ai materiali delle sue opere, la possibilità di innescare una riflessione radicale sugli statuti stessi dell’arte e della realtà oggi». Con questa motivazione, Il MADRE assegna il Matronato alla Carriera a Jimmie Durham, nato nel 1940 a Washington, Arkansas e, da sempre, interessato al confronto con le narrazioni egemoni e con i temi dell’identità e dello stereotipo. L’artista, scrittore e attivista politico, insieme alla compagna Maria Theresa Alves, ha trascorso lunghi periodi a Napoli, nel suo studio a Porta Capuana, tra le zone più popolose e suggestive della città. La cerimonia si svolgerà mercoledì, 26 aprile, con Laudatio di Carolyn Christov-Bakargiev. 
Già nel 2014, il museo napoletano aveva assegnato il riconoscimento a Mimmo Jodice, maestro della ricerca fotografica contemporanea e ambasciatore nel mondo della civiltà mediterranea e della sua città. E anche questa volta, il premio viene assegnato a un «artista internazionale che ha trovato negli ultimi anni a Napoli e in Campania molteplici ragioni di ispirazione per la sua ricerca artistica, improntata ad un supremo umanesimo». 
Il museo ha recentemente acquisito una sua opera, il Presepio, un ragionamento in forma di scultura sull’uso simbolico dei materiali – legno, pietra, tessuto, sughero, osso – e sulla storia rappresentativa della natività, espressione di ciò che è ritenuto umile, effimero e tenuto ai margini ma che quel «supremo umanesimo» riesce a interpretare e riabilitare. 
In home: Jimmie Durham (1940), Shiny Self-Portrait, 2016 inkjet print on fine art paper 
In alto: Jimmie Durham Presepio, 2016, materiali vari. In comodato a Madre-Museo d’arte contemporanea donnaregina, Napoli. Foto di Amedeo Benestante

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