28 aprile 2017

Il Cy Twombly “sussurrato” che sarebbe piaciuto a Poussin. In un mostra solo un giorno a Villa Medici, a Roma

 

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Non sempre i dialoghi tra arte antica e contemporaneo riescono bene. Ma Untitled, la rara e preziosa scultura di Cy Twombly, posizionata in un angolo della Stanza degli Amori di Villa Medici, è come una perla che brilla di luce propria. Rara, perché è stata realizzata nel 1959, quando Twombly era arrivato da due anni a Roma, dove si fermerà tutta la vita, ed evidentemente aveva già assorbito in pieno il genius loci  della città, che lo porterà a rivisitare la mitologia classica in chiave attuale, spesso sottilmente erotica. 
Una valva rossa che dialoga con le formelle in legno dipinte da Jacopo Zucchi alla fine del Cinquecento, frammenti di un soffitto dove erano dipinte scene “licenziose”, che nel Settecento il duca Cosimo III fece probabilmente bruciare, oggi sostituite da un’opera di Claudio Parmiggiani, della serie Delocazioni. Ma a ben guardare, tra le scenette di Zucchi compaiono Veneri e valve di conchiglia, dipinte a fil di pennello, forse per proiettare gli audaci amplessi del cardinale Ferdinando de Medici in una dimensione mitologica più che mistica.
Pier Paolo Pancotto, curatore del ciclo “Artclub” al quale appartiene questo felice e inatteso intervento (visibile solo fino a questa sera, per ragioni di sicurezza), sottolinea l’affinità tra Twombly e il pittore francese Nicolas Poussin, che il re Luigi XIV di Francia aveva già designato come primo direttore dell’Accademia di Francia nel 1666, se la morte non lo avesse colpito prima. Ma più che al pennello attento e controllato di Poussin mi sembra che Twombly sia più vicino ai capricci del Manierismo italiano, ed in particolare alle incisioni di Marcantonio Raimondi, autore dei Modi, una serie di stampe erotiche che avevano colpito persino l’Aretino. Quella valva rossa, che sembra essere stata appena strappata dalle pudenda di una scultura classica, è appoggiata ad una semplice base, che in questo allestimento sdrammatizza un accordo fin troppo perfetto tra l’opera e l’ambiente che la circonda. La grandezza di Twombly sta nel sussurro, mai nell’urlo, e questa delicata e ambigua scultura lo svela in maniera inequivocabile. La sua arte tende a nascondersi, per mostrarsi solo ad uno sguardo attento e minuzioso, alla ricerca di un’armonia tra spazio, luce e atmosfera, per suggerire un tempo sospeso, che sarebbe piaciuto anche a Poussin. (Ludovico Pratesi)

Nelle foto: Cy Twombly, Untitled New York 1959, © Cy Twombly Foundation, Courtesy Archives Fondazione Nicola Del Roscio 

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