05 maggio 2017

Spoiler Biennale

 
Per gli ultimi della Terra, il Padiglione degli Stati Uniti firmato da Mark Bradford. Contro Donald Trump
di Ludovico Pratesi

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Tomorrow is another day: questo è il titolo del progetto di Mark Bradford (Los Angeles 1961) che rappresenta gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia, invitato da Christopher Bedford, direttore del Baltimore Museum of Art, insieme a Katy Siegel, senior curator dello stesso museo. Pittore da sempre attento ai risvolti socio politici dell’arte, Bradford realizza grandi tele astratte, che riflettono la composizione della società americana ed in particolare le questioni di classe, razza e genere sessuale, attraverso la sovrapposizione di materiali cartacei diversi, da frammenti di poster a vari tipi di carta stampata, in maniera da collegare l’arte con la società. 
Nel suo progetto per il Padiglione USA Bradford ha raccolto materiali dalle strade di Los Angeles, per rinnovare la tradizione della pittura astratta e materica e dimostrare che la libertà rispetto ai canoni di rappresentazione sociale si arricchisce di nuovi significati nelle mani di un artista nero. Gli interessi culturali e sociali dell’artista sono presenti nel Padiglione, soprattutto nei confronti degli individui emarginati, sia per la loro vulnerabilità che per la loro capacità di resilienza, anche in relazione alle eterne promesse di riscatto sociale in America. Presentato in un momento di grande incertezza, Tomorrow is another day è un racconto di rovine, violenza, rappresentazione e possibilità, una storia di ambizione e di fede nella possibilità dell’arte di impegnare noi tutti in dibattiti urgenti e profondi, fino all’azione stessa. 
«Sono interessato alle gente, alle relazioni che le persone hanno tra di loro, ma non mi considero un attivista politico», spiega l’artista. «Considero la pittura come un linguaggio, e in questo sono vicino all’Espressionismo Astratto, ma utilizzo la tecnica del collage con la carta, che è un materiale molto comune e mi piacciono le mappe, perché sono nato in una città come Los Angeles dove si vive in macchina».
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La mostra non si limita al Padiglione, ma prosegue nella città di Venezia, grazie al coinvolgimento della cooperativa Rio Terà dei Pensieri. Un’iniziativa che si annuncia già con un risvolto politico ben preciso, visto che Bradford ha coinvolto la cooperativa nell’iniziativa Process Collettivo, un progetto che si interroga sulle limitazioni del sistema penale nel recupero di chi ha subito condanne. Infatti Rio Terà dei Pensieri è una cooperativa sociale non profit che si occupa del reinserimento di uomini e donne provenienti dal carcere di Venezia nella società, attraverso la produzione di cosmetici, oggetti di design, borse in PVC e tessuti in seta. Insieme ad altre 13 cooperative porta avanti il progetto “Freedhome” per la reintegrazione dei detenuti, attraverso opportunità di lavoro attraverso l’artigianato.
Process Collettivo avrà uno spazio di vendita nei pressi della chiesa dei Frari, dove per sei anni Rio Terà dei Pensieri e Mark Bradford venderanno oggetti artigianali prodotti dai detenuti, per attivare altre opportunità di lavoro e diventare un centro di raccolta dati per il loro migliore reinserimento nella vita sociale. «L’approccio di Mark al Padiglione – spiega il curatore Bedford – esemplifica la sua idea di lavorare sui contesti sociali, ed in particolare quelli posti ai margini della società. Così come Mark attualizza i processi sociali all’interno del Padiglione, il Baltimore Museum of Art desidera portare l’arte contemporanea al fuori dei confini del museo, nella nostra comunità locale. È un piacere condividere gli stessi obiettivi con Mark su un progetto ambizioso e articolato come questo». 
Ludovico Pratesi

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