09 maggio 2017

La Biennale vende?

 

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Mentre ci leggete tutta la redazione si sta muovendo verso Venezia. Tra qualche ora la Serenissima ospiterà tutti i grandi nomi dell’arte contemporanea, da artisti a curatori, da giornalisti a critici, ma anche molti galleristi. Come affermato ieri da Georgina Adam, firma di punta del Financial Times, in un lungo articolo sulla Biennale, quello che in teoria dovrebbe essere uno show non commerciale, si sta sempre più trasformando in una “selling exhibition”. “Tutti i galleristi, continua Adam, saranno in Laguna per parlare con i collezionisti e coccolare i propri artisti e gestire le offerte ricevute per le opere svelate durante l’opening”. Ma questa non è una novità, per un lungo periodo, tra gli anni quaranta e gli anni sessanta la Biennale aveva anche un ufficio vendite, chiuso dopo l’edizione del ’68, a seguito di proteste da parte di galleristi, che erano tagliati fuori dai giochi, e di studenti anticapitalisti. Senza i proventi arrivati dalle vendite, la Biennale ha iniziato sempre di più ad appoggiarsi ai collezionisti per coprire le spese di trasporto e allestimento. Georgina Adam riporta che Hauser & Wirth è tra coloro che contribuiscono all’installazione di Phyllida Barlow presso il padiglione britannico, mentre la scelta francese, Xavier Veilhan, ha il sostegno dei suoi quattro rivenditori, Perrotin, Nara Rosler, Andréhn-Schiptjenko e 313 art project. Uno degli esempi più eclatanti di mostre vetrina di quest’anno è la grande mostra di Damien Hirst, Treasures from the Wreck of the Unbelievable, nelle sedi di Punta della Dogana e Palazzo Grassi, è noto che tutti i lavori sono in vendita in edizioni di tre più due prove d’artista, per prezzi che vanno da 500mila a 5 milioni di dollari. Certamente è ingenuo credere che il mercato sia fuori dalla Biennale, ma arrivare a paragonarla ad una fiera è decisamente eccessivo. L’influenza che la Biennale ha sulla carriera di un artista è fondamentale, anche rispetto alla crescita dei prezzi. Più di tutto la Biennale è ancora un’occasione unica di vedere delle grandi opere, delle bellissime opere, di artisti più o meno conosciuti, che parlano dello stato dell’arte, ma anche, e soprattutto, dello stato del mondo. (RP)

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