14 maggio 2017

Vero o falso? Te lo dice il protone. Il nuovo acceleratore di particelle del CERN può identificare la composizione delle opere d’arte

 

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Cari falsari, avete le ore contate. Perché sulle vostre tracce, adesso, si è messo il CERN. Potete dimenticare le storie fantasiosamente vere di Elmyr de Hory e Clifford Irving, raccontate da Orson Welles, oppure quelle efferate di Antonio Chichiarelli, il membro della Banda della Magliana, coinvolto nella contraffazione di svariati De Chirico. L’Istituto di Ginevra, che in questi anni si è affermato con il luogo di ricerca scientifica più avanzato del mondo, ha sviluppato una tecnologia in grado di identificare la composizione dei materiali di un’opera d’arte in pochissimo tempo e con una precisione svizzera. 
Non che il loro obiettivo principale sia quello di smascherare qualche novello Han van Meegeren, il falsario olandese che beffò Heinrich Himmler, ma come spesso capita, la tecnologia può prestarsi agli usi più disparati. Questo nuovo acceleratore, più piccolo rispetto a quello usato per la scoperta del Bosone di Higgs, è in grado di spezzare i protoni a velocità della luce per determinare di quali particelle sono composti, ovvero una quantità di informazioni che possono portare a scoprire, in maniera inequivocabile, la datazione di ogni tipo di materiale. Se ne può immaginare un suo utilizzo anche nel restauro ma per il momento non è stata fatta alcuna prova, soprattutto per problemi logistici, visto che parliamo di una macchina molto delicata e lunga 295 metri, invece si sta iniziando a usare in medicina, nella diagnosi dei dei tumori. 
Ma è solo questione di tempo, perché il CERN ha contatti già avviati con il mondo dell’arte, «Abbiamo già collaborazioni con il Louvre – che ha il suo acceleratore di particelle, caso unico al mondo – e con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze», dice Maurizio Vretenar, direttore del progetto, che spera di sviluppare un acceleratore di dimensioni più contenute. Addio quindi a quell’aura di romanticismo che avvolgeva la figura, magari un po’ maudit, dell’inafferrabile falsario, dotato, almeno tecnicamente, come quei maestri ai quali si “ispirava”.
Comunque, le attività del CERN in ambito artistico non finiscono qui, perché tra le varie attività dell’istituzione, ci sono anche diversi programmi di residenze d’artista, attivati dal 2011. I partecipanti di quest’anno sono Laura Couto Rosado, Cheolwon Chang, Tomo Savić-Gecan e al collettivo hrm199 di Haroon Mirza.

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