16 maggio 2017

Il senso di Lorenza Boisi per l’aria aperta. A Villa Vertua Masolo di Nova Milanese, un’operazione sulle declinazioni dell’en plain air. Che apre spunti di riflessione

 

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Ci siamo appena lasciati alle spalle “Un Dimanche à la Campagne”, la mostra personale di Lorenza Boisi a Villa Vertua Masolo, Nova Milanese, curata da Simona Squadrito. Ma rimane una domanda aperta. Guardare, osservare e assumere la produzione della Boisi, sarà come conoscere Lorenza Boisi, di persona? 
Me lo sono chiesta dopo aver unito quei tasselli, quelle immagini e tracce delle opere dell’artista che ho studiato e visto negli ultimi mesi, dopo aver contemplato i disegni dai tratti sintetizzati e chiari, le pitture, le ceramiche, i ritratti di giovani, di maschi e di ragazze. E me lo chiedo ancora, in occasione di “Un Dimanche à la Campagne”. Voglio pensare che la risposta sia “sì”, Boisi è un po’ la sua opera ed è una pittrice romantica. Un romanticismo reale e necessario, dato non dalle tematiche trattate attraverso la pittura, il disegno e la ceramica, suoi supporti distintivi e tenaci, ma dalla certezza di quell’ispirazione indicata dalle cose belle. La natura, il colore, i fiori, la campagna, appunto, e poi il verde e l’attitudine che questo ambiente comporta: una voglia di condivisione, freschezza e convivialità. 
«Vengo spesso qui, lo chiamo il mio studio privato», dice il protagonista di Un partie de campagne di Jean Renoir – un romantico d’altri tempi – che, nell’episodio L’oiseau s’égosillait toujours si apparta con la ragazza che gli piace, accompagnandola a visitare la natura. Uno studio privato che diventa luogo tra ispirazione e riflessione. Simona Squadrito ha chiesto ad alcuni critici, poeti e artisti di scrivere un pensiero in relazione alla personale di Lorenza Boisi, attivando riflessioni già prima che la mostra a fosse in atto. 
A Villa Vertua l’artista ha lasciato un tributo dedicato alla pittura, lavorando su più livelli: quello personale, legato ai suoi dipinti che raccontano scene bucoliche, e quello legato all’idea di comunità. Una comunità di pittori. 
Anche la curatrice ha sviluppato, per “Un Dimanche à la Campagne”, pratiche lavorative diverse: quella critica, appunto, intorno alla figura dell’artista e alla sua opera, e un’altra operativa, invitando, attraverso una chiamata aperta, pittori e artisti visivi a dipingere “en plein air” insieme a Lorenza. Un connubio bucolico e pittorico che gli artisti hanno deciso di intraprendere con fermezza, quasi come una prova di resistenza e stile. Artisti come Elia Gobbi, Sebastiano Impellizzeri, Bruno Marrapodi, Luigi Massari, Serena Vestrucci, Francesco Maluta, Thomas Berra, Debora Hirsch, Agnese Guido, Enrico Tealdi, Giovanni Copelli, Vera Portatadino, Matteo Nuti si sono confrontati con il parco della Villa: cosa significa dipingere en plein air? Cosa rappresenta la pittura? Nuove posizioni, nuovi approcci e difficoltà. La luce cambia, sei all’aria aperta; le ombre svaniscono e riappaiono; i colori si moltiplicano e mutano. La routine dello studio e le abitudini non vengono più rispettate, l’artista si deve adattare. E così gli elementi cambiano, non sono più gli stessi. C’è chi ha improvvisato, e chi ha seguito un bozzetto di partenza; chi ha prodotto in base alla luce, e chi ha creato tartarughe giganti come radici di un albero; chi ha seguito gesti impulsivi; e chi, invece, ha ritagliato il disegno, lasciandolo nel suo luogo di nascita, l’erba. 
E poi c’era Lorenza Boisi, il fulcro su cui tutto ruotava: un maestro che non ha smesso mai di dipingere, attraverso quel gesto che, in Villa, ha plasmato anche la ceramica e che, al termine dell’esercizio pittorico, ha invitato gli artisti ad esporre con lei. (Rossella Farinotti) 
In home: Lorenza Boisi, The Missing Painting, 2017 e The girl who is a fisherman boy, 2017 
In alto: Lorenza Boisi, Testa femminile, 2017

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