17 maggio 2017

La collezione Monte dei Paschi di Siena si apre al digitale. La Banca stringe un accordo con Smartify, l’app che svela i segreti delle opere. Attraverso lo smartphone

 

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Mai più brutte figure in un museo. Almeno sulla carta. La promessa di Smartify, è stata mantenuta solo in parte, fino a ora. L’app gratuita avrebbe dovuto imporsi sui voraci store di iOS e Android grazie a un’offerta particolarmente allettante: riconoscere un’opera d’arte inquadrandola da dispositivo mobile, per fornire una serie di informazioni dettagliate. A oggi, però, le recensioni oscillano pericolosamente verso il basso e molti utenti lamentano la leggerezza del database. Si deve riconoscere che le potenzialità sono ottime e applicazioni simili hanno già avuto molto successo, basti vedere il caso Shazam per quanto riguarda la musica. Ma la casa di produzione, che risponde gentilmente anche alle critiche più feroci, continua con il suo lavoro, tentando di migliorare la situazione. Già sono state censite le sale del Rijksmuseum, del Metropolitan e del Getty e un ulteriore passo è stato fatto in questi giorni, grazie a un accordo siglato con Banca Monte dei Paschi di Siena che, prima tra le istituzioni in Italia, ha deciso di adottare l’app per la corporate collection allestita al Museo di San Donato, la sede storica della Banca, che ospita una serie di lavori rigorosamente realizzati da artisti senesi o legati alla città, quali Pietro Lorenzetti, il Sassetta, Sano di Pietro, Rutilio Manetti o Bernardino Mei. E per suggellare questo legame con il contemporaneo, la collezione è stata arricchita da altre opere, censite dalla app, di alcuni tra i più importanti autori del ‘900, come Ottone Rosai, Antonio Donghi e Giovanni Fattori.

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