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Non si placa il polverone sollevatosi in seguito alle sentenze del TAR del Lazio che, accogliendo due ricorsi e citando l’articolo 38 del testo unico sul pubblico impiego, ha bocciato la nomina di cinque tra i venti superdirettori, chiamati all’incarico nell’ambito della riforma voluta da Dario Franceschini nel 2015.
In attesa della sentenza del ricorso al Consiglio di Stato, il MIBACT ha reso noto che, per assicurare la necessaria continuità dell’attività gestionale, la Direzione generale Musei ha designato i Direttori dei Poli Museali regionali per la carica di Direttori ad interim dei musei interessati dalle sospensioni. Così, Stefano L’Occaso si occuperà del Palazzo Ducale di Mantova, Mario Scalini delle Gallerie Estensi di Modena, Anna Imponente del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Fabrizio Vona del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Angela Acordon del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha anche giurisdizione nazionale, ha contestato la liceità dell’ammissione di cittadini stranieri al concorso pubblico, i criteri di valutazione e le modalità di svolgimento del colloquio. Ma alcuni esperti di diritto, tra i quali Gianluigi Pellegrino, Daniele Donati e Sabino Cassese, intervistati da La Repubblica e dal Fatto Quotidiano, hanno già criticato la sentenza, ammettendo che il Tribunale sia andato oltre la propria competenza. Infatti, le nomine non sono avvenute a seguito di un concorso per incarico, anche se previo pubblico avviso, e l’assegnazione conteneva un elemento fiduciario dirigenziale, in quanto i Direttori sono stati scelti direttamente dal Ministro Franceschini e da Ugo Soragni, Direttore Generale Musei, a seguito di segnalazione da commissione appositamente costituita.