28 maggio 2017

Cina e Italia condividono lo stesso A.P.I.C.E. Una nuova associazione a supporto dell’integrazione, con modelli condivisi di sviluppo

 

di

Ma quanti giovani cinesi, studenti e imprenditori arrivano a Milano, ignari delle complessità della burocrazia italiana con idee confuse su tutto, parlando poco e male l’italiano e non sapendo come risolvere problemi pratici? Sono ancora tanti che non sanno come richiedere la carta d’identità, il codice fiscale, la tessera sanitaria, l’assistenza medica, i permessi di soggiorno, presentare domande di licenza per avviare le pratiche di apertura di attività commerciali e soprattutto dove imparare la nostra lingua. L’attrazione fatale tra la Cina, Milano e la Lombardia passa per la via della seta, delle perle, della carta, delle “cineserie”, del cibo, fin dal 1906, quando, in occasione della prima Esposizione Universale, questa cultura stupì gli italiani con un padiglione sorprendente. 
Per uscire dall’isolamento sociale e incominciare a integrarsi, i cinesi degli anni “00”, soprattutto le nuove generazioni, stanno estendendo il meccanismo del guanxi (un sistema di relazioni), ovvero l’opportunità di chiedere aiuto anche agli italiani per iniziare un percorso d’integrazione sociale, oltre che ai connazionali cinesi, come vuole la tradizione. Lo conferma la nascita di A.P.I.C.E.-Associazione Popolare Italiana Cinese Europea, centro permanente di supporto no profit in via Cislaghi, ideata dal presidente Huang Yang Song, per gli amici Gianni, classe 1978, nato a Zhejiang (Repubblica Popolare Cinese), da dove partirono i suoi avi, commercianti ambulanti, quattro generazioni prima, approdati a Milano negli anni Venti, alla ricerca di fortuna.
Il presidente è padre di tre figli e imprenditore anche di idee oltre che di attività commerciali e i soci dell’associazione sono italiani: Paolo Casetta (avvocato), Salvatore Zappia (commercialista), Francesco Scalabrin (geometra), Fulvio Andrea Russo (avvocato). L’Associazione non lucrativa persegue obiettivi di inclusione sociale e di solidarietà, opera nei settori dell’istruzione, della promozione culturale, della formazione e della tutela dei diritti civili, in linea con quanto disposto dall’art.10 del D. Lgs 260/1997. 
Mancava una piattaforma condivisa tra italiani e cinesi ideata per offrire consulenza giuridica, amministrativa, burocratica e supporto per richiedere pratiche subordinate alla costituzione di aziende artigiane e commerciali, corsi di lingua italiana, gite culturali alla scoperta di Milano e dintorni. La cultura della solidarietà si traduce in una impresa che promuove eventi finalizzati alla socializzazione e A.P.I.C.E è una dimostrazione che coglie nuove prospettive di giovani o adulti cinesi che ormai anche tra di loro parlano e mangiano italiano. Anche noi però dobbiamo cominciare a rimuovere alcuni pregiudizi, perché la Cina è una potenza mondiale solida e tutt’ora in crescita che, con coraggio, ha creato impresa e lavoro, anche per i cittadini italiani. Quindi, esotismi a parte, con A.P. I.C. E si avvia concretamente un processo di scambio, di relazione in cui la diversità è un’opportunità di sviluppo sociale. 
Questa associazione con regolare statuto è nata tra un caffè, un cappuccino o un bicchiere di vino sorseggiati nel bar di Gianni, in via Bergamo, diventato un laboratorio di solidarietà e di amicizia, con due quotidiani al giorno, riviste e scaffali con diversi libri italiani donati dai clienti del quartiere. Quando la possibilità di inclusione diventa realtà. (Jacqueline Ceresoli
In home: Padiglione Cinese alla Biennale di Venezia, 2015 
In alto: Cai Guo Qiang, Fallin Back to Earth 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui