01 giugno 2017

SPECIALE VENEZIA

 
Anselmo, Di Maggio e Morganti. Per una Fondazione Querini Stampalia che parla di pittura, tempo e site specific
di Matteo Bergamini

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Il marchio Krizia, oggi in mano al gruppo Marisfrolg di Zhu Chongyun, riapre lo spazio storico di Via Manin a Milano. La fondatrice del brand Mariuccia Mandelli, scomparsa nel 2015, aveva creato questo spazio negli anni ’80 facendolo diventare un luogo di dialogo culturale, dove erano di casa personaggi come Guido Crepax e Umberto Eco. Oggi l’intento rimane lo stesso, come afferma Cristian Seganfreddo, art director della maison: creare un flusso di connessione tra arte e moda, per riflettere le istanze creative della contemporaneità. 
E per inaugurare questo nuovo corso, anche Krizia scommette sulla Biennale e patrocina due mostre curate da Chiara Bertola negli spazi della Fondazione Querini Stampalia. Due mostre i cui titoli sono praticamente in versi, ad evidenziarne la dimensione poetica, visitabili fino al 24 settembre. La prima, “Senza titolo, invisibile, dove le stelle si avvicinano di una spanna in più, mentre oltremare appare verso Sudest, e la luce focalizza…” è di Giovanni Anselmo. La seconda, di Elisabetta di Maggio, titola “Natura quasi trasparente”. In un mare di percorsi e pensieri d’arte offerti dalla città lagunare, anche questi sono due passi da compiere, per scoprire ancora una volta i “particolari” di Anselmo che negli spazi di Carlo Scarpa installa le sue “stones” di granito grazie alle quali, salendo, ci avviciniamo di una spanna alle stelle, e dove il paesaggio diventa una “visione” della nostra stessa immaginazione, un po’ come avviene – appunto – con la proiezione di Particolare al piano nobile del palazzo veneziano, in aderenza con gli interventi site-specific di Stefano Arienti, e con la nuova produzione di Elisabetta di Maggio, che porta in fondazione le sue preziosissime incisioni su materiali poverissimi e delicatissimi: carta e foglie. D’edera o di cavolo, o su rotoli candidi, che a seconda delle occasioni diventano anche un pattern murale in grado non solo di sospendersi ma anche di mimetizzarsi.
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Come accade, per esempio, nella “stanza segreta” dietro al boudoir dove l’artista milanese di casa a Venezia ha allestito un cabinet de curiosité mischiando diversi oggetti di uso comune appartenuti all’antica famiglia Querini con il suo archivio, facendo incontrare il presente e il passato, e mettendoli in luce vicendevolmente.
Un’attitudine a “cronos” che appartiene anche al lavoro di Anselmo, seppur nel suo caso in una variante geologica, lenta e costante, mentre è trasformativo e fluido in Di Maggio. Naturale, per entrambi, e a volte ermetico. Un po’ come accade nella traiettoria del volo di farfalla che Di Maggio traccia con una serie di spilli da entomologo: l’oggetto scompare, resta un concetto spazio-temporale, un’installazione poetica in grado di figurare un altro scenario per la ricerca. 
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Ma c’è anche un terzo artista alla Querini Stampalia, che ha lavorato a stretto contatto con la Fondazione Bonotto, la celeberrima azienda veneta di tessuti che possiede anche il più vasto archivio di materiali Fluxus: è Maria Morganti che con Svolgimento di un quadro opera una traslazione e mette a fuoco il gigantismo della pittura: senza essere invasiva Morganti stravolge le pareti della caffetteria della Querini, disegnata da Mario Botta, facendo entrare gli spettatori nel colore e nel gesto della pennellata, nell’anima e nel particolare, attraverso un’azione semplice quanto dirompente: «Ho immaginato di tradurre il gesto del pittore – spalmare colore ad olio sulla tela – nella pratica dell’azienda Bonotto – formare il tessuto attraverso una trama e un ordito – e ho traslato così ogni singolo strato di colore in una tela colorata. Dalla tela come supporto della pittura, alla tela come materia-colore essa stessa. Se ogni singola pennellata di colore è costituita da tantissime gradazioni, così il tessuto che ho elaborato con Giovanni Bonotto è composto da tanti fili diversi che assieme vanno a creare un unico colore». E così, avvicinandoci a queste “tele” si scopre – come in quadro – una combinazione retinica, quasi impressionista. O per i millenials, a pixel. Peccato che gli schermi, ancora, non riescano a riportare tutta questa poesia. Ma forse questo, paragonando Anselmo, è un “particolare” che – una volta al cospetto di queste mostre – vi interesserà poco. 
Matteo Bergamini
Fino al 24 settembre 2017
Giovanni Anselmo, Senza titolo, invisibile, dove le stelle si avvicinano di una spanna in più, mentre oltremare appare verso Sudest, e la luce focalizza…
Elisabetta di Maggio, Natura quasi trasparente
Maria Morganti, Svolgimento di un quadro (installazione permanente)
Fondazione Querini Stampalia
Campo Santa Maria Formosa, 5252, 30122 Venezia
tel: 0412711411
www.querinistampalia.org 
info@querinistampalia.org  

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