05 giugno 2017

Fino al 16.VI.2017  Evgeny Antufiev, Eternal Garden Z2O Sara Zanin gallery, Roma

 

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Quella di Evgeny Antufiev da Z2O Sara Zanin gallery è una mostra che ricalca, con significative variazioni, il progetto presentato l’anno scorso dal giovane artista russo alla biennale “Manifesta 11”. È vero. È stata definita “emblematica”. E lo è indubbiamente. E anche “lieve”. Ma questo aggettivo, a mio avviso, è poco calzante. Perché è una mostra complessa, sapida di enigmi, visioni allucinate, inganni. Sì, proprio così. E il primo inganno è proprio l’apparente leggerezza del soggetto reiterato, la farfalla, e dei linguaggi utilizzati, come il ricamo, le fantasmatiche fusioni in bronzo e in ottone, oppure le evanescenti fotografie. Il secondo inganno è l’evidente eleganza dei manufatti per irretire i riflessi dell’osservatore, tutti plasmati o tessuti, uno per uno, da Antufiev stesso. Con quella calma e pazienza di chi ha premeditato a lungo quanto, poi, ha inteso mettere in scena. Il suo fattore scatenante, o “trigger” che dir si voglia, è la scoperta della passione di Vladimir Nabokov, l’autore di “Lolita”, per le farfalle. Anzi, sembra che Nabokov abbia scritto il suo romanzo più famoso e scandaloso viaggiando per gli Stati Uniti insieme alla moglie, armato di retino per dare la caccia alle farfalle. La sua prima farfalla, stando ai resoconti ufficiali, l’aveva catturata nel 1906: e questo costituì un momento topico nella sua vita: “Ho spesso sognato – diceva Nabokov – di una lunga ed eccitante carriera come un oscuro curatore di lepidotterologia in un museo famoso”. E così fece. Tra il 1942 e il 1948, in qualità di ricercatore associato presso il Museo di zoologia comparata dell’Università di Harvard. 
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Questo antefatto di cronaca ci interessa perché esiste una teoria molto suggestiva che presenta Lolita come la metafora di una farfalla. Da larva imbozzolita a bellezza naturale, che l’uomo può solo ammirare a distanza, finché non vola via lontano, oppure catturare. Certo, questa è la teoria delle “giovani ninfette” che Nabokov mette in bocca al suo protagonista maschile, Humbert Humbert, ma che lo scrittore stesso forse non disdegnava. 
E Antufiev conosce bene Nabokov. Quella del nostro giovane artista russo, infatti, è un’esperienza interiorizzata che va oltre le pagine. Con il suo soggiorno nella stanza d’albergo che era stata la casa effettiva di Nabokov per molti anni. Dal 1961 fino alla sua morte (1977) lo scrittore, infatti, alloggiò in solitudine con la moglie al Montreux Palace Hotel (a Montreux, in Svizzera) lavorando in stanza o sulla terrazza. E proprio qui le sue ultime parole prima di morire furono: “Una certa farfalla sta già spiccando il volo”. In mostra sono presenti alcune immagini di questa stanza d’albergo scattate da Antufiev, diventate il punto di partenza per la creazione di molte opere esposte. Dove la simbologia della farfalla conosce una notevole estensione di significati. Inserita com’è in uno sfondo metafisico, presupponendo segrete affinità, quasi una mistica compenetrazione reciproca tra visibile e invisibile, tra al di qua e al di là. Punto d’incontro tra il tempo e l’eternità, tra l’umano e il divino. Ma anche icona della libertà a cui ogni uomo aspira. Una libertà che può essere conquistata solo a patto di sapersi sciogliere dai lacci di stereotipi, luoghi comuni, di quelle tradizioni dogmatiche imposte nei secoli da scienza e religioni. Un ritorno, insomma, al giardino dell’Eden. Inscenato nella galleria romana. Per il tempo di un battito d’ali.
Cesare Biasini Selvaggi
mostra visitata il 17 maggio  
Dal 9 aprile al 16 giugno 2017
EVGENY ANTUFIEV-Eternal Garden
Z2O Sara Zanin gallery
via della Vetrina 21, 00186 Roma
Orari: dal martedì al sabato dalle 13:00 alle 19:00 o su appuntamento
Info: www.z2ogalleria.it

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