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Un altro duro colpo da incassare, per Dario Franceschini. E ancora una volta, a infliggerlo, è il TAR del Lazio, che ha accolto il ricorso del Campidoglio contro l’istituzione del Parco Archeologico del Colosseo. Il Comune di Roma aveva presentato ricorso al Tribunale Amministrativo per richiedere l’annullamento del decreto del 12 gennaio 2017, con il quale il Ministero istituiva il Parco Archeologico del Colosseo. In sostanza, sul modello di simili siti archeologici, si voleva istituire un nuovo ente autonomo, con competenze su Colosseo, Foro Romano, Palatino e Domus Aurea, che, tra le altre cose, avrebbe goduto dell’esclusiva potestà sugli ingenti ricavi della bigliettazione, prima destinati in larga parte, invece, alla Soprintendenza Speciale. Immediato quindi il ricorso della Giunta Raggi che, oggi è stato accolto. Tra le motivazioni, oltre alla perdita economica per un ufficio già esistente e funzionante, anche «L’eliminazione della rilevanza unitaria dell’area all’interno delle mura aureliane, oggetto della tutela Unesco». Inoltre, si legge ancora nella sentenza che «è attribuito alla città di Roma un particolare ruolo nell’attività di valorizzazione dei beni culturali romani, rispetto a cui lo Stato, pur mantenendo le proprie funzioni in materia di organizzazione dei propri uffici, non può incidere unilateralmente». E non finisce qui, perché le disposizioni normative non attribuiscono «al Ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale, come quello istituito per il Parco archeologico del Colosseo», giungendo quindi, senza mezzi termini, a una situazione di «straripamento di potere in relazione a tali previsioni normative».