10 giugno 2017

Voglia di evasione 2.0? C’è teleport.me, per essere ovunque l’algoritmo ci porti

 

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Il terreno è verde e umido, l’ampia piana è circondata da colline fitte di foreste, tranne un fianco, aperto su una distesa d’acqua. Lago o mare? Posso solo indovinarlo. L’unica architettura visibile è una sorta di portone rosso in mezzo al nulla, i cui ritmi fanno pensare a una costruzione orientale. Per localizzare lo spazio, ho questi numeri: 34.2969639 132.318471. Sono coordinate, le digito su Google e realizzo di trovarmi al santuario shintoista dell’isola di Miyajima. 
Potremmo essere in qualunque luogo, oltre a quello in cui siamo in questo momento. Se proprio volessimo dare una lettura vagamente filosofica o mistica a TELEPORT.ME. Altrimenti, rimanendo sul prosaico e più in tema con il periodo, una vacanza, ovunque essa sia, purché abbastanza distante da questa scrivania. L’dea di Teleport.me è tanto semplice quanto geniale, una pagina web con un generatore automatico di posizioni Street View su Google Maps. Basta cliccare su TELEPORT per entrare in un varco dimensionale a la Odissea nello spazio e trovarsi a Pictured Rocks National Lakeshore, Michigan. O a Civita di Bagnoregio, a Medvinjak, a Voterfordo Grafyste. Qualunque angolo del mondo. Basta che sia mappato dal servizio di geolocalizzazione di Google. Possiamo così respirare giusto uno spiffero di quell’esotico mistero che dovevano avvertire i grandi esploratori dell’epoca coloniale, forse simile a quel brivido che sentiranno i viaggiatori nell’iperspazio. E senza fare le valigie. 

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