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Che l’Italia abbia una altissima concentrazione di beni e monumenti è arcinoto. Da oggi, ne avrà uno in più e inaspettato. Una struttura risalente a 370 anni fa e dalle complesse ramificazioni, è il caso di dirlo, riconosciuta, dal Ministero dei Beni Culturali, degna di tutela per l’interesse pubblico. Si tratta di un monumento verde, il primo del suo genere, perché stiamo parlando della Quercia delle Checche, le cui radici affondano nella terra della Val D’Orcia, Pienza, provincia di Siena. Arriva così a conclusione un iter durato tre anni, dal 2014, quando l’albero secolare venne deturpato da un atto di vandalismo. Ma fu proprio quell’episodio ad acuire la sensibilità della comunità locale, già molto legata alla “Grande Madre”. Così, il passo dal gruppo su Facebook “SOS Quercia delle Checche”, alla mobilitazione verso il Ministero è stato breve e l’anno scorso, il sottosegretario ai Beni Culturali e Paesaggistici Ilaria Borletti Buitoni, durante una visita, aveva assicurato sul buon esito della procedura. Ieri, l’annuncio di Dario Franceschini: «La Quercia delle Checche, signora degli alberi, diventa monumento» che, magari, sarà anche più semplice da conservare rispetto ai manufatti tradizionalmente antropici, dei quali i restauratori devono studiare materiali, stili e condizioni, per combattere contro l’azione inesorabile del tempo. In questo caso, il monumento è un organismo vivente, non risente affatto delle piogge e, in fondo, può sopravvivere senza l’intervento degli esseri umani. Anzi, sarebbe anche meglio ma, almeno secondo alcune teorie, qualche abbraccio potrebbe gradirlo.