12 giugno 2017

Marx vuole te. Ad Oakland, la prima mostra del Museo del Capitalismo

 

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Che cosa resterà del capitalismo? Prima o poi, dovremmo chiedercelo, se diamo fede alle analisi di alcuni storici e filosofi. Magari, il passaggio non sarà netto come una rivoluzione ma pare che, nel gioco dei processi economici, qualche cambiamento ideologico e di metodo già ci sia stato. Forse è ancora presto per parlare di eredità ma ad Oakland si portano avanti con il lavoro e, tra pochi giorni, aprirà la prima mostra del MOC-Museum of Capitalism. L’istituzione, ancora in via di definizione, è diretta dal duo Fictilis, composto da Andrea Steves e Timothy Furstnau, ed è dedicata alla conservazione di materiale riferito al capitalismo e allo studio dei diversi aspetti della dottrina economica, per «istruire questa generazione e le future», si legge sul sito. Di certo, il MOC parte con il piede giusto – sbagliato direbbe qualcuno fedele alla linea – visto che ha goduto dell’importante finanziamento di 250.000 dollari che la Emmy Hall Tremaine Foundation destina, annualmente, ai progetti artistici, nell’ambito dell’Exhibition Award. «Non è stato difficile per la giuria scegliere questo progetto, non avevamo mai visto una proposta di questo calibro», ha dichiarato Heather Pontonio, responsabile del programma della Fondazione. La mostra sarà allestita in un edificio nella zona industriale di Lowe Bottoms, Oakland, e ospiterà le opere di 83 artisti, incentrate su tutte le varie diramazioni del capitale, dai grafici di Dread Scott alla documentazione sul sistema bancario raccolta da Fran Ilich, dalle bandiere con i simboli delle banche di Superflex ai lampeggianti della bandiera degli Stati Uniti di Blake Fall-Conroy. Ma ci sarà spazio anche per una raccolta di oggetti reputati simboli o residui del capitalismo e donati da persone comuni. Chi volesse entrare a far parte della collezione del Museo, può compilare questo form.
In home: Superflex, Bankrupt Banks

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