13 giugno 2017

Berlino non è cool!

 
Leone d'Oro ad Anne Imhof, e poi Documenta e Münster. Nell'anno di grazia della Germania non può mancare il ritratto della città tedesca, una delle più attraenti d’Europa

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Berlino potrebbe essere la città più all’avanguardia d’Europa, trainata da un’economia forte e stabile, ma sembra non interessarsi alla possibilità di diventare la nuova Londra o Parigi: è ancora autentica e unica. L’aria di libertà che si respira, dal consumo di alcool e droghe fino alle manifestazioni creative, la rendono uno dei luoghi più liberi del Vecchio Continente. È una città che cerca ancora il contatto umano e infatti il caffè è “to stay” non “to go” e il wifi un lusso che solo in pochi esercenti concedono ai loro clienti. 
La scena dell’arte contemporanea è il riflesso di questa attitudine: le gallerie e i vari spazi espositivi ibridi che popolano la città presentano mostre che sotto il profilo curatoriale sono meno incipriate di quelle dell’altra Europa, Italia compresa, dalla temperatura più punk se vogliamo, ma ricche di contenuti e di attenzione critica verso quello che succede nel mondo. Qui l’arte ha ancora quella capacità dirompente di essere disturbante, di porre quesiti, di farci riflettere. E infatti il Leone d’Oro alla Biennale, non a caso, è andato alla tedesca Anne Imhof
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Quello che spesso si sente lamentare, invece, che è un po’ il punto debole della città, è l’assenza di collezionismo. Ma molte delle gallerie giovani che non possono ancora permettersi di fare fiere internazionali riescono in qualche modo a sostenersi. Questo è dato dalla presenza di giovani collezionisti provenienti prevalentemente dall’ambiente delle start-up e dell’IT che a Berlino vede un periodo favorevole. Ma si può fare di meglio. Fa parte di una serie di operazioni atte a fortificare e dare struttura a un mercato ancora troppo debole per la grande Berlino la novità che Art Cologne, una delle fiere d’arte più antiche e importanti al mondo, da quest’anno acquisisce abc Berlin, che da sola non riesce a sviluppare un circuito virtuoso sulla città dal punto di vista del mercato, o comunque non sufficiente a posizionare Berlino all’interno degli appuntamenti imperdibili dell’autunno. 
La nuova fiera si chiama ART Berlin e si svolgerà dal 14 al 17 Settembre (le stesse date che furono di abc) nella stazione di Kreuzberg, in posizione centrale rispetto alla vastità della città tedesca. E così, dopo nove anni di abc berlin, ART Berlin si muoverà in una nuova direzione supportando – con la volontà di far crescere – i due più importanti centri per l’arte in Germania (Berlino e Colonia, appunto) come “destinazioni” da calendarizzare per i collezionisti di mezzo mondo e per gli addetti ai lavori.
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Questo, inoltre, è anche il primo anno in cui Gallery Weekend (che ufficialmente ha visto la partecipazione di 47 gallerie ma che mobilita tutti gli spazi espositivi della città) è caduta in corrispondenza di Art Cologne; un fatto positivo per i visitatori internazionali che hanno potuto in breve tempo andare da Berlino a Colonia senza perdersi nulla. Ecco la coincidenza che ha portato alla conclusione da parte di Daniel Hug, direttore di Art Cologne e Maike Cruse, direttrice di abc Berlin e Gallery Weekend di suggerire al colosso fieristico Koelnmesse di rilevare abc allo scopo di rivitalizzarla e sostenerla. Le premesse sono buone e permetterebbero finalmente alla città di spingere il piede sull’acceleratore commerciale. Berlino merita di essere inclusa tra le grandi stelle dell’arte contemporanea: qui hanno sede alcune delle gallerie più influenti del mercato internazionale con spazi espositivi unici al mondo. Durante Gallery Weekend abbiamo visto l’apertura della nuova sede di Esther Schipper in Potsdamer Straße  con la prima mostra di Anri Sala per la galleria e nuove sculture di Angela Bulloch. Ma nello stesso cortile ha sede anche l’inglese Blain Southern il cui spazio è considerato uno dei più belli della città. La galleria si trova infatti all’interno di quello che prima era la sede del Tagesspiegel, con uffici sopraelevati e un’unica navata che culmina con vetrate sul soffitto. 
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Sempre a Potsdamer Straße hanno sede Guido W. Baudach che ha da poco presentato la terza mostra di Jürgen Klauke, uno dei più importanti artisti tedeschi viventi, tra i primi ad utilizzare il proprio corpo per indagare le problematiche legate all’identità e ai generi. E poi, sulla stessa strada, l’italiana Supportico Lopez, Micky Schubert, Tanya Leighton, Arratia Beer, Isabella Bortolozzi
La chiesa di San Agnes a Kreuzberg è sede di un altro colosso tedesco, König Galerie. Un edificio brutalista composto da volumi grigi. 
Nella parte sud del Mitte Daniel Marzona, tedesco ma di origini italiane, ha presentato durante Gallery Weekend una raffinatissima mostra di Bernd Lohaus, scomparso nel 2010. Lohaus, che è molto conosciuto e apprezzato in Francia e Belgio, è per lo più sconosciuto in Italia e Germania. Bizzarro se si pensa che l’artista produsse il suo primo lavoro nella classe di Joseph Beuys a Düsseldorf e che ebbe il suo debutto internazionale nel contesto di “When Attitudes Become Form” curata da Harald Szeemann. La galleria presenta un programma molto ben strutturato con artisti storicizzati e giovani e sta trovando sempre maggiore spazio anche in Italia; abbiamo visto la partecipazione della galleria alla scorsa edizione di GranPalazzo, con le opere scultoree di Sofia Hultén e Vajiko Chachkhiani, altro artista di Marzona, rappresenta la Georgia alla Biennale di Venezia.
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Ma Berlino non è solo gallerie affermate. La scena giovane e sperimentale, complici i prezzi degli affitti ancora sotto controllo e un’alta qualità della vita è incredibilmente dinamica e coraggiosa. A York Straße troviamo DISPLAY e State of The Art che, nato come artist run space, è oggi un luogo in cui indagare per l’appunto lo stato attuale dell’arte attraverso mostre, residenze, incontri etc. I due spazi, nonostante siano gestiti separatamente e con programmazioni differenti, spesso lavorano in sinergia essendo uno di fronte all’altro, creando sistema. 
FRANKFURT AM MAIN di Emiliano Pistacchi e Anthony Salvador è un’altra preziosa realtà sul territorio Berlinese. Lo spazio, nato nel 2014, è ricavato da un’ex piccola gelateria nel quartiere emergente di Neukölln. 
District, all’interno del complesso industriale di fine ‘800 della Malzfabrik è uno spazio interdisciplinare che lavora al confine tra arte ed altre forme di conoscenza, cercando di sviluppare interesse intorno all’arte come luogo in cui discutere e sviluppare una visione critica su diverse tematiche sociali e non. È in questo contesto che Polyphrenic Creatures, uno dei collettivi più interessanti della città, ha presentato la lunga, stratificata ed evocativa Softsonic GG. Performance, installazione, musica, linguaggio, luci e buio concorrono nel produrre nel visitatore uno stato fisico e emotivo intenso, portandolo all’interno dell’indagine sulla formazione del pensiero e forzando l’ascolto come forma d’azione.
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Non c’è dubbio che a tenere viva e a ispirare una produzione artistica così sperimentale e audace sia anche e forse soprattutto la scena musicale di Berlino. Non a caso da tutta Europa, e grazie al gentile (ed economico) supporto di Ryanair, il pubblico della notte vola a Berlino con l’unico obiettivo di entrare nei club e farsi risucchiare non solo dalla proposta musicale, ma dai personaggi che popolano i club, dalla disponibilità a condividere esperienze extrasensoriali, dalla libertà sessuale ed espressiva che all’interno di posti come il Berghain o il Tresor, solo per citarne un paio, toccano picchi altissimi. A Berlino le foto, anche nei club tecno open-air come il Club Der Visionaere, sono proibite. E comunque nessuno ha voglia di farle, sono tutti troppo impegnati a vivere il momento. Berlino è l’isola che non c’è, la città che non ti imborghesisce mai. Come disse lo scrittore antifascista, omosessuale e suicida Klaus Mann: “La vita notturna berlinese è incredibile, una cosa simile il mondo non l’ha ancora vista! Un tempo avevamo uno straordinario esercito; ora abbiamo straordinarie perversioni! Vizi e ancora vizi! Qui bolle sempre qualcosa in pentola, signori miei! E bisogna averlo visto”.
Greta Scarpa

1 commento

  1. Bah! Vivendo qui ormai da circa cinque anni vorrei precisare un paio di cose circa Berlino. 1) il caffè (inteso come bar) non è come da noi in Italia ‘to stay’ piuttosto è ‘to go’: basta fare due passi in giro per rendersene conto. 2) gli affitti stanno aumentando a livello esponenziale, tanto è vero che ci si aspetta una scoppio della bolla immobiliare pure qui (per non tacere poi del caso Air bnb). Il resto (riguardo la qualità della vita per esempio) mi sembra estremamente opinabile ma non mi sento di aggiungere altro.
    Cordiali saluti

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