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È tra i siti più visitati d’Italia e c’è ancora molto che è rimasto nascosto e aspetta solo di essere scoperto. A Pompei, sono stati aperti otto nuovi cantieri di scavo in altrettante aree di indagine, tutte all’interno del perimetro della città distrutta dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e rimasta sommersa dai detriti fino all’epoca di Carlo III, nella prima metà del ‘700. Si tratta del Foro, dell’Insula Occidentalis, della Torre di Mercurio con le mura antiche, della Schola Armaturarum e delle aree sacre del Santuario di Apollo, del Foro Triangolare, del Tempio di Iside e del Santuario extraurbano del Fondo Iozzino, che saranno al centro di una ricerca finalizzata a ricostruire l’assetto urbanistico più antico e a studiare gli aspetti legati alle abitudini del sacro. Queste nuove indagini saranno utili anche per la definizione di nuove strategie di conservazione e valorizzazione, una questione endemicamente urgente per un sistema tanto prezioso quanto fragile. «Le attività di studio e ricerca archeologica costituiscono la base imprescindibile delle attività di tutela e valorizzazione, in quanto solo la conoscenza approfondita del contesto archeologico può garantirne la corretta salvaguardia nel tempo. Gli scavi in corso si concluderanno entro l’estate e i numerosissimi reperti rinvenuti saranno esposti all’Antiquarium al termine delle mostre temporanee attualmente in corso», ha dichiarato il Direttore Generale dei sito, Massimo Osanna.
Per il momento è stata confermata la presenza di un portico di considerevoli dimensioni e altri ambienti mosaicati, dei quali era stata data notizia già in epoca borbonica ma mai approfonditi. Nella zona del Foro Triangolare, sono stati portati alla luce numerosissimi ex-voto, molti dei quali offerti alla dea Atena che qui presiedeva ai passaggi di status delle fanciulle e dei fanciulli. Nell’area della Torre di Mercurio, seguendo le tracce del grande archeologo Amedeo Maiuri, sono state rintracciate le fasi più antiche della fortificazione della città. Come spesso emerge a Pompei, la grande storia lascia segni sottili, come quelli dei solchi delle macchine da guerra usate contro l’attacco di Silla dell’89 a.C. Ma lo studio arriverà alle fasi ancora più arcaiche, considerando le nuove testimonianze epigrafiche in lingua etrusca.