15 giugno 2017

Art Basel/6. Nuovo giro in fiera. Con un occhio ai prezzi e all’Italia

 

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Ad Art Basel tira sempre un’aria diversa da quella che si avverte alle altre fiere. Forse quel brivido nel vedere il limite del possibile portato un po’ oltre? In ogni caso, appare subito evidente che è qui che si decidono i record di vendite, le opere, le tecniche e i temi che domineranno il mercato dell’arte e, quest’anno, la ventata di sicurezza infusa dall’elezione di Emmanuel Macron ha fatto lievitare oltremodo i prezzi. Qualche esempio? Una bella carta di Cy Twombly, 40x50cm, a 800.000 euro, una deliziosa e piccolissima composizione di Alexander Calder, 3x5cm, a 400.000 euro. E questo è solo l’inizio perché, per avvicinarci al blue chip, dobbiamo contare gli 8 mln di euro di un Jean-Michel Basquiat. Ma Art Basel non è solo quotazioni, alcune opere sono talmente emozionanti da far dimenticare i numeri, come Anubis, dell’israeliana Michal Rovner, presentata dall’americana Pace Gallery, una video installazione che immerge lo spettatore in un ambiguo paesaggio notturno, animato solo dagli occhi sfuggenti di un branco di sciacalli. 
Si nota una ripresa dell’arte italiana, a parte l’habitué Lucio Fontana con la storica Tornabuoni, ritroviamo Cesare Tacchi, Tano Festa e tutta la grande generazione dell’arte romana. Spazio anche per il concettuale, con Giuseppe Penone, rappresentato da Konrad Fischer, Marian Goodman e Tucci Russo Studio, e Giulio Paolini, da Alfonso Artiaco e Massimo Minini. Suggestiva l’opera di Enrico Castellani allestita da Lévy Gorvy e Magazzino, lo Spazio Ambiente del 1970. Ma c’è posto anche per gli artisti più giovani, tra i quali è notevole l’opera di Francesco Arena, presentata da Raffaella Cortese e Sprovieri. 
Art Basel è anche occasione delle sfide, come quella di Minini e P420 che portano, congiuntamente, Paolo Icaro, scultore solo recentemente riscoperto, e di Trisorio, che sceglie Carlo Alfano, un artista che meriterebbe una considerazione ancora più ampia di quella che già ha avuto. Magari l’occasione buona per la definitiva consacrazione, pur tardiva, sarà la retrospettiva che aprirà a novembre al MART. Trisorio, tra le altre opere, porta Stanza per voci del 1968/69, vendibile solo a istituzioni museali ed esplicativa della sua ricerca estetica. Sono registrazioni audio su nastro, riversate in digitale per garantirne la conservazione e la fruibilità, nelle quali poter risentire la voce di Alfano, oltre a quelle di tanti protagonisti di quegli anni, tra i quali Lucio Amelio, Lea Vergine, Achille Bonito Oliva.

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