19 giugno 2017

Quel colore che non finisce nello scatto. Lorenzo Cabib, al Salotto Calabritto di Napoli

 

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“Chromie”, di Lorenzo Cabib e a cura di Guido Cabib, è l’ultima mostra fotografica inaugurata da Salotto Calabritto, spazio napoletano dedicato a eventi culturali e di moda, e Verycultural. L’intera operazione ha origine da cromìa, termine derivato dal greco e che significa colore, perché le serie di opere fotografiche racconta un’alternanza di monocromie e policromie. 
La fotografia è il lavoro dell’anima, una verità passata che vive nel presente, una finestra interiore ma oggi è necessario fare i conti anche con altro: «Le fotografie non finiscono in uno scatto. Prima della stampa, si cambiano i colori e i lineamenti, le ombre e le luci. La post produzione è sempre più importante nell’ambito della fotografia digitale, tutto si può cambiare», ci ha detto Lorenzo Cabib. 
Il progetto “Chromie portraits” è composto da ritratti femminili su fondo chiaro o scuro, la sensualità della donna risalta in figure simiglianti a sculture segnate dal colore. Con “Ritratto di famiglia”, di grande formato su fondo nero, Cabib immortala volti sorridenti di tre donne in età diversa, lasciando trasparire un’esistenza felice e serena, senza pensieri. La mostra si completa con una serie di fotografie astratte, coloratissime o monocromatiche, in cui i soggetti sono pavimentazioni di marmo, sia storiche, come quelle di Pompei, che quotidiane. Qui l’artista non ha voluto andare al di là della superficie, forse perché quest’ultima ha già in sé infinite tracce. 
A chiusura, il progetto “Hands of God”, ritratti della città di Napoli che prendono forma a partire dal rapporto tra Dio e l’uomo. Come Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, così l’uomo-architetto creò la città. Nel dittico in mostra, il Golfo di Napoli viene ripreso con scatti di taglio verticale, con focale stretta, invertendo, di fatto, il tradizionale punto di vista dello spettatore. (Danilo Russo)

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