20 giugno 2017

Un salto alla nuova mostra di Man Ray? Online l’archivio Dada dell’Università dello Iowa

 

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Ha compiuto 101 anni ed è ancora all’Avanguardia. Dada sembra non invecchiare mai, resiste al tempo pur essendo indissolubilmente legato alla storia, alle ansie dei primi anni del XX Secolo. Era la cesura della prima guerra mondiale, il febbraio del 1916, quando Hugo Ball, scrittore tedesco amico di Vasilij Kandinskij, un tipo eccentrico, con un portamento da avventuriero, aprì a Zurigo il Cabaret Voltaire, il ritrovo dei dadaisti della prima ora. Ovvero, «Un pandemonio totale», nelle parole di Jean Arp. Il Dadaismo rimane attuale come probabilmente nessun altro movimento artistico, al punto da essere diventato un aggettivo semanticamente estendibile ad attitudini e stili di vita che con l’arte dei manuali c’entrano poco. Probabilmente sarà stata la scelta particolarmente indovinata del nome, così opaco e leggero, superficiale, musicale. Ed è ritmico anche da scrivere con la tastiera modello qwerty dei computer, alternando l’indice e l’anulare. 
Di fatto, Dada rimane incomprensibile, nonostante la mole di testi che gli stessi adepti pubblicarono, proprio loro, così refrattari alle categorizzazioni ma piuttosto inclini al manifesto sistematico. Buon per noi, perché le loro riviste sono ancora insuperate nell’eleganza dell’impostazione grafica, nell’equilibrio visivo così provvisorio tra parola e immagine, nella ricchezza estetica e creativa. Un patrimonio di incommensurabile valore, quasi quanto le opere nelle teche dei musei, tanto che molti istituti ne stanno curando non solo la digitalizzazione ma anche la libera consultazione. Già la Kunsthaus di Zurigo, per festeggiare il centenario, aveva messo tutti i documenti in suo possesso a disposizione sul web. E adesso anche l’Università dello Iowa, dove nel 1979 venne fondato un Centro di Archivio e Ricerca Dada, pubblica la collezione di periodici Dada di 36 numeri, oltre a libri, volantini, registrazioni sonore, film, cartoline, tutti consultabili sulla sua piattaforma online. Andando oltre all’aspetto da sito anni ’90, che richiama le antiche voci gracchianti dei modem 56k, il materiale è di enorme pregio e interesse. Si va da un articolo pubblicato da Raoul Hausmann sulla rivista De Stijl, nel 1921, al Poèmes et dessins de la fille née sans mère, di Francis Picabia, edito nel 1918, fino alla Première Aventure céléste de Mr. Antipyrine, scritta da Tristan Tzara e illustrata da Marcel Janco nel 1916. A scorrere gli inviti alle mostre, come a quella di Max Ernst, con testo introduttivo di André Breton, e a quella di Man Ray, con brevi note di Luis Aragon, Jean Arp e Tristan Tzara, verrebbe voglia di fare un salto alla Librarie Six o alla sede di Au Sans Pareil, la storica casa editrice parigina fondata da René Hilsum e quartier generale del Surrealismo. Ormai siamo in ritardo ma se volete dargli un’occhiata, potete andare qui. (MFS)

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